Zeman contro la Sampdoria raggiungerà quota 1000

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Tra gli spunti d’interesse che fornirà Sampdoria-Pescara, anticipo del sabato delle ore 18, valevole per la ventisettesima giornata di serie A, vi sarà la millesima presenza in panchina da professionista di Zdenek Zeman. Il tecnico boemo, personaggio mai banale, che ha lasciato costantemente un segno nel calcio di casa nostra, ha rilasciato un’interessante intervista attraverso i microfoni di Premium Sport. L’allenatore del Delfino ha raccontato i suoi inizi, sulla panchina del Licata, con la quale conquistò la promozione dall’allora serie C2 alla C1. Da lì si aprì un importante viatico per il tecnico fautore del “4-3-3” approdando a Foggia, a seguire nella Capitale, in cui diresse sia Lazio che Roma, poi Napoli e Pescara, citando solo alcune delle tappe più prestigiose della sua lunga carriera. Alla soglia dei settant’anni, il boemo non ha nessuna intenzione di smettere, affermando che fino a quando avrà forza di volontà e passione, potrebbe spingersi ad allenare sino a novant’anni. Indubbiamente una dichiarazione ardita, per sottolineare il concetto di non sentirsi affatto “vecchio”, né sia giunto il tempo di assistere alle partite di calcio dalla tv. Non nega che alcuni club abbiano desistito dal contattarlo proprio in base alla sua età anagrafica, discriminante che non ha preso in considerazione il Pescara, con a capo il presidente Daniele Sebastiani, che ha donato nuovamente le chiavi della squadra biancazzurra al tecnico boemo, con l’obiettivo di chiudere in maniera dignitosa questa stagione che vede attualmente il Delfino ultimo in classifica e con poche speranze di salvezza, per poi tentare il rilancio nella massima serie durante il prossimo campionato, molto presumibilmente, di B. Alla domanda su quale sia stato il campione che abbia allenato, Zeman risponde senza ombra di dubbio Totti, mentre mostra più di un semplice rammarico per non aver potuto annoverare all’interno della rosa giallorossa, Shevchenko, che a fine anni novanta è stato ad un passo dall’approdare nella Capitale, per poi scegliere il Milan e scrivere pagine indimenticabili tra le fila del club rossonero. Tra le squadre che più hanno incarnato il suo spirito aggressivo, arrembante, mai domo e pungente, non può sottrarsi dal nominare il Foggia di inizio anni novanta con Signori, Baiano e Rambaudi, laddove nacque il marchio di “Zemanlandia”, per poi passare al più recente 2012 con il Pescara infarcito di talenti dal valore di Verratti, Immobile ed Insigne, con i quali conquistò la promozione in serie A, siglando ben novanta reti. In merito al calcio attuale, Zeman dichiara che i soldi, gli affari, il business, aleggino in maniera preponderante attorno all’universo pallonaro, aggiungendo che tutto ciò abbia assopito ,in parte, quel tocco di magia, di favola che rendeva appassionante e coinvolgente lo sport, da sempre, più seguito in Italia. Dando un’occhiata al calcio estero, il boemo afferma che altri campionati di prestigio siano quelli spagnolo ed inglese, anche se preferisce di gran lunga le squadre tipo Real Madrid e Barcellona, alle compagini d’oltremanica, in quanto il gioco più offensivo, maggiormente votato all’attacco e meno soffocato dai tatticisimi proveniente dalla penisola iberica ricalchi alla perfezione la sua idea di calcio. Su Zeman sono stati versati litri di inchiostro, dedicati libri, addirittura una canzone scritta ed interpretata da Antonello Venditti, perché il boemo seppur non possa annoverare un palmares di vittorie di primissimo piano, ha indubbiamente lanciato messaggi forti, di spessore, tracciando una strada ben precisa sia dal punto di vista della mentalità che prettamente calcistico. Raggiungere quota mille panchine da professionista, non è mera casualità, ma è frutto del lavoro quotidiano, di un tecnico che non si è mai adagiato, evidenziando una spiccata coerenza, continuando ad impegnarsi per proseguire a sorprendere, in quanto gli addetti ai lavori, i tifosi, tutti gli appassionati di questo splendido sport non chiedono altro se non ammirare quel gioco sbarazzino, a volte incosciente ma travolgente che solo il boemo sa disegnare.


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