Brasile ’14, conto alla rovescia: sfida per la supremazia Sudamerica-Europa

Di

coppaCi siamo quasi. Mancano appena nove giorni, per quelli che aspettano un Mondiale di calcio, così, giusto per fare compagnia al fidanzato/marito/amico o fratello che ne parla in continuazione dal 11 luglio 2010, diciamo dal fischio di chiusura della finale tra Spagna e Olanda. Come dire duecentosedici ore, per coloro che hanno già iniziato a mangiarsi le unghie e difficilmente arriveranno al 12 giugno con le mani fresche di manicure. Oppure dodicimilanovecentosessanta secondi: ecco, chi attende il torneo più pubblicizzato del pianeta contando anche i secondi è un maniaco vero – nell’accezione più positiva, of course – costretto a scendere anche al parchetto sotto casa pur di vedere un pallone preso a calci, in assenza di sfide ufficiali da guardare in tv o allo stadio. Con tutta probabilità si tratta dei fidanzati/mariti/amici o fratelli di cui sopra.

Però diciamocelo: come si può resistere al fascino di un Mondiale di calcio? Certo, se non ami pallone e prato verde è facile, fai altro; ma se poco poco sbirci questo sport anche solo un paio di volte l’anno, magari per guardare la finale di Champions League o il derby della Madunina (non quello di questa stagione, per carità!), a dispetto delle critiche e dei veleni, dei sospetti e degli ingaggi da fantascienza nemmeno sognata da Orwell, beh, la risposta è semplice. Non puoi resistere. Ti devi aggregare a fidanzati ecc. ecc. e goderti lo spettacolo. Un mese di spettacoli, per la precisione.

Trenta giorni di colori accesi, un meltin’ pot di tifosi dai quattro angoli del globo, esotici e bizzarri, truccati e customizzati come fossero pronti per il carnevale di Rio (e mai come quest’anno il paragone regge). Trenta giorni di emozioni forti da condividere con il vicino di poltrona che magari non parla nemmeno la tua stessa lingua, ma chi se ne importa. A proposito: quanti secondi fanno trenta giorni?

E poi ci sono loro, i protagonisti: Messi, Cristiano Ronaldo, Neymar e molti altri. Tutti pronti a prendersi la scena, tutti ai blocchi di partenza per tentare di sovvertire gerarchie o confermare pronostici, per santificare o maledire a seconda dei punti di vista le nuove tecnologie al servizio del circo pallonaro, per strizzare l’occhio alle statistiche o sbugiardarle in diretta. Prima del fischio di apertura della ventesima edizione, il cui battesimo avverrà a San Paolo tra Brasile e Croazia, proviamo a guardarle dritte negli occhi, le statistiche.

L’albo d’oro racconta la solita storia: la Nazionale che ha vinto di più è proprio quella brasiliana, che con cinque titoli mondiali tenterà di vendicare l’onta subita nel 1950 – il famoso Maracanaço ad opera dell’Uruguay di Schiaffino e Ghiggia – vincendo in casa il sesto alloro. Dire che il gruppo guidato da Scolari è favorito risulta una banalità; eppure chi parte con i favori del pronostico non sempre arriva in fondo a braccia alzate, proprio i pochi reduci di quel lontano pomeriggio estivo ve lo potrebbero confermare. Scongiuri a parte, il Brasile, oltre a guidare la classifica generale davanti all’Italia (seconda con quattro successi), è la sola squadra ad aver trionfato su tre continenti diversi: una volta in Europa (Svezia ’58), una in Asia (Corea e Giappone 2002) e ben tre fra America settentrionale, centrale e del sud (Chile ’62, Messico ’70 e Usa ’94).

E’ un dato che colpisce perché sei delle altre sette nazioni ad essersi fregiate del titolo, compresa l’Italia, sono arrivate alla vetta affondando i piedi nella terra che conoscono meglio e che fa rima con casa. Con la sola eccezione della Spagna, campione uscente di Sudafrica 2010, Italia e Germania hanno primeggiato in tutto sette volte e sempre in Europa; Uruguay e Argentina, due Coppe a testa, non si sono allontanate da casa e dalle americhe; Francia e Inghilterra hanno dettato legge solo tra le mura amiche di Parigi e Londra.

Nel computo totale tra Sudamerica ed Europa, tuttavia, il Vecchio Continente ha un leggero vantaggio: dieci titoli (quattro Italia, tre Germania, uno per Francia, Inghilterra e Spagna) contro nove (cinque Brasile, due per Uruguay e Argentina), con l’implicita supremazia di cinque nazioni contro tre. Ma il Risiko del pallone ha equilibri tutti suoi e, quindi, la cabala non certifica che il prossimo campione planetario debba essere gioco forza sudamericano. Occhio alle sorprese, non necessariamente europee.

Un’ultima nota è da dedicare al girone D, unico nel suo genere e nella storia quasi secolare del campionato del Mondo: mai si era visto un gruppo con tre titolate su quattro. Italia, Inghilterra e Uruguay sulla carta spaventano la Costa Rica, mestamente costretta a ruolo di vittima sacrificale. Forse.

Un’ultima nota bis: sarà il Mondiale delle novità arbitrali, accennavamo in precedenza. Oltre all’introduzione – era ora! – del GoalRef o Goal Control 4D che dir si voglia, cioè l’alta tecnologia che scongiurerà lo spauracchio delle reti fantasma, i direttori di gara avranno a disposizione uno spray evanescente per far rispettare le distanze in occasione dei calci di punizione. Sono passati quarantaquattro anni dall’avvento dei cartellini giallo e rosso, l’auspicio è che non ne trascorrano altrettanti prima che il calcio si metta in pari con tutti gli altri sport.

 

 


Commenta o partecipa alla discussione
Nome (obbligatorio)

E-mail (non verrà pubblicata) (obbligatoria)

Sito Web (opzionale)

Copyright © Teknosurf.it, 2007-2024, P.IVA 01264890052
SoloPallone.it – Il calcio che passione supplemento alla testata giornalistica Gratis.it, registrata presso il Tribunale di Milano n. 191 del 24/04/2009