Barça-Juventus 3-0: poco da salvare, Messi padrone

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Oggi il sorriso sornione di Totti al momento dei sorteggi Champions, quando pescò il Barcellona per la Juventus, fa un po’ più male. Sicuramente a Gigi Buffon, che di quel sorriso fu destinatario e che ieri sera al Camp Nou si è dovuto inchinare tre volte, due delle quali a Leo Messi che mai lo aveva superato in carriera. Troppo superiori i blaugrana o poco ‘sul pezzo’ i bianconeri? La verità forse è a metà strada, perché la gara tra Juve e Barça ha sì evidenziato il solito strapotere catalano quando si tratta di possesso della palla e il piglio letale sotto porta dopo i veloci recuperi della sfera, ma la squadra di Allegri ha giocato un primo tempo ordinato, nel quale ha creato più pericoli dei padroni di casa. Forse l’asino casca proprio qui: come a Cardiff, i campioni d’Italia sono durati soltanto 45 minuti, poi la luce si è spenta inspiegabilmente.

Insomma, sarà che Messi è in formissima (magari anche la festa per il secondo compleanno del figlio lo ha caricato ulteriormente, chissà); sarà che in casa del Barcellona non è mai facile per nessuno; saranno state le assenze pesanti juventine (Chiellini su tutti). Quello che volete, purtuttavia la Vecchia Signora pare non aver ancora fatto quel salto di qualità mentale indispensabile per la Champions. Due finali in tre anni e il quarto della scorsa stagione proprio contro il Barcellona sono stati senza dubbio un segnale di miglioramento, però cominciare la campagna continentale con un netto 3-0 al passivo rischia di far pensare che da salvare c’è ben poco.

A conti fatti, tra Cardiff e ieri sera, la Juventus ha incassato 7 gol nelle ultime due sfide di Champions League. Gli alibi degli infortunati e di chi non veste più bianconero (leggi: Bonucci) non reggono più di tanto. La questione è mentale. Chiedetelo a Buffon che, considerando anche la Nazionale, ha dovuto raccogliere 10 palloni in fondo al sacco quando si è trattato di iberici. Il rischio di una sorta di complesso di inferiorità in partenza è alto. Domandatelo anche a Higuain e Dybala, straripanti e convincenti in Serie A e abulici o quasi appena parte la musica della Coppa più ambita. Oddio, Dybala ancora si salva: ieri è stato lo juventino che più ha creato grattacapi (4 conclusione e 3 assist). L’ex Napoli invece è apparso nervoso, irritato, poco concentrato: lo dimostra soprattutto il dito medio verso la tribuna al momento della sostituzione. Un gesto che nessuno ha gradito, specie Allegri che lo ha giustamente bacchettato pubblicamente.

Lo stesso Allegri, per dovere di cronaca, è sotto la lente di ingrandimento per le scelte fatte – al netto degli indisponibili. Posto che quando di fronte hai un Messi in certe condizioni (doppietta e un quasi assist per Rakitic) ti puoi inventare ben poco, rimangono l’undici di partenza e alcuni cambi che hanno fatto storcere un po’ il naso. Partiamo dai titolari: Bentancur è stato un azzardo, Benatia al centro della difesa è senza dubbio rivedibile. De Sciglio, paradossalmente, è sembrato il più in palla della retroguardia, almeno fino al momento dell’infortunio. Lì, la scelta di inserire Sturaro come terzino, ha fatto gridare allo scandalo qualche tifoso. Ribadiamo che gli alibi degli assenti ci stanno almeno in parte e che nulla è perduto. Ma il primo posto nel girone sembra già un miraggio. Ciò da cui Allegri può ripartire è l’atteggiamento dei primi 40 minuti, fino al primo centro di Messi, oltre ad alcuni segnali incoraggianti arrivati da Matuidi (prezioso, in futuro, nella zona nevralgica del campo) e alle sgroppate di Douglas Costa, ieri un po’ fini a se stesse ma pur sempre arma importante per le gare che verranno.


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