Monaco super: rimonta al City completata, è tra le migliori 8 d’Europa

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Monaco – Manchester City 3-1 (and. 3-5, tot. 6-6, passa il Monaco per il maggior numero di reti in trasferta)

8′ Mbappé (M), 29′ Fabinho (M), 71′ Sané (MC), 77′ Bakayoko (M)

Che sia la stagione delle rimonte da urlo, in Champions League, è ormai un fatto. Dopo le imprese di Barcellona e Leicester, si iscrive all’albo dell’impossibile anche il Monaco che nel return match degli ottavi, contro il Manchester City, sovverte il pronostico di partenza e accede ai quarti. Un 3-1 senza se e senza ma, per i terribili ragazzi di Jardim: i Citizens di Guardiola, forti del 5-3 maturato all’andata, entrano in partita troppo tardi e pagano un approccio alla gara troppo molle.

Il Monaco, dunque, vola a far parte delle migliori 8 del Vecchio Continente; a riprova di un’altra verità assoluta del calcio moderno: non sempre grandi investimenti a colpi di petrodollari portano risultati di prestigio. Come il Psg, anche il City ne ha avuta ennesima contro prova: fuori dai confini nazionali è dura, specie quando affronti bande di ragazzini affamati più di trofei che di bonifici. I monegaschi appartengono certamente alla prima categoria: un gruppo che, eccettuati l’italianissimo Raggi e il portiere Subasic, supera di poco la media dei 23 anni. Alfiere e simbolo della linea verde del Monaco è Mbappé, classe 1998, 18 primavere varcate da 3 mesi: in gol sia all’Etihad che al Louis II, l’attaccante francese ha fatto ammattire la bolsa retroguardia inglese, soprattutto nel primo tempo.

Ma non c’è stato soltanto Mbappé. Fabinho, classe ’93, centrocampista e difensore brasiliano, ha sradicato palloni senza soluzione di continuità in mezzo al campo, andando anche a firmare la rete del 2-0 con un perfetto inserimento da trequartista. E poi Mendy, esterno sinistro di 22 anni, che Guardiola forse temeva più di ogni altro: le sue incursioni sulla linea di fondo mancina hanno prodotto i primi due centri monegaschi. In generale tutto il Monaco ha fatto uscire di testa il Manchester City: i primi 45 minuti, per intensità e organizzazione, sono stati lo spot perfetto del calcio moderno; oltretutto una lezione sbattuta in faccia proprio al maestro catalano, l’inventore del tiki taka.

E lo stesso Guardiola, ai microfoni Mediaset, da signore qual è non ha cercato alibi. L’ex tecnico di Barcellona e Bayern Monaco, infatti, ha parlato apertamente di mentalità sbagliata, di approccio troppo soft alla gara più importante della stagione. Un atteggiamento visto anche nella gara di andata che, seppur terminata con 5 reti all’attivo per il City, aveva già gettato le basi per la disfatta con quei 3 macigni subiti in casa. Il buon Pep deve ripartire dalla reazione dei suoi a metà della ripresa di ieri: sebbene tardiva, ha mostrato tutto il potenziale offensivo (ben noto) del Club inglese. Non è bastato, certo, perché ha sbattuto contro il muro eretto da Subasic, Raggi e Fabinho; e contro l’orgoglio di un Monaco che ci crede. E ci crede come quando, molti anni fa ormai, rimontò 2 reti al Real Madrid. Stesso 3-1, stesso stadio. In quel 2004 i francesi arrivarono in finale.


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