Crisi Milan: Montella fiducioso, ma risultati e idee confuse lo inchiodano

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Le nubi su Vincenzo Montella si addensano sempre più minacciose. La sconfitta di ieri sera nel derby, maturata solo nel finale dopo un pur ottimo secondo tempo del Milan, ha riacutizzato i problemi di un ambiente che sperava nella sosta per dare una decisa inversione di tendenza a questo iniziale scorcio di stagione. Invece è arrivata la quarta sconfitta in 8 gare (terza consecutiva), per di più contro una diretta concorrente per uno di quei posti Champions che, a oggi, paiono sempre più una chimera.

Tempo ce n’è ancora per risalire una china comunque complicata, ma si sa che nel calcio quello stesso tempo è relativo. Montella resta fiducioso, soprattutto in considerazione della seconda parte di gara contro l’Inter. Tuttavia le partite sono fatte di 90 e più minuti, e concedere la prima frazione nel modo in cui il Milan è sceso in campo sia contro i cugini che contro la Roma (per non parlare dei match con Samp e Lazio) lascia parecchio perplessi. Mirabelli e Fassone avevano certamente immaginato qualcosa di diverso a inizio progetto, pur considerando le inevitabili difficoltà che un gruppo quasi totalmente nuovo avrebbe incontrato. Il peccato originale di questo Milan, forse, è proprio l’estremo entusiasmo sorto dopo la faraonica campagna acquisti della scorsa estate, i cui simboli sono stati Biglia e Bonucci.

E proprio l’ex Lazio e il nuovo capitano sono tra i giocatori finiti nel mirino dopo l’ennesima batosta morale. Biglia, anche se con il mezzo alibi della difficile tappa in Nazionale (valsa tuttavia anche per Icardi, almeno in parte), non ha dato quei tempi di gioco che da lui è lecito aspettarsi. Bonucci appare ancora lontanissimo da una condizione mentale ottimale, e i buchi sui primi due gol del numero 9 interista lo testimoniano impietosamente. Sarebbe però limitato e ingiusto addossare tutti i problemi del Milan a soli due protagonisti: la verità è che in cima alla catena resta Montella, che nelle idee tattiche e nelle scelte tecniche appare ancora troppo incerto. Il primo tempo di ieri sera ha evidenziato i suoi dubbi e l’atteggiamento remissivo degli interpreti è stata la proverbiale cartina tornasole: Borini (forse il più in forma del Diavolo) e Rodriguez schierati troppo bassi hanno permesso a Candreva e Perisic di fare il bello e cattivo tempo sugli esterni; Suso in avanti con Silva è un esperimento da non ritentare.

Quando nella ripresa Montella ha tolto un abulico Kessié per fare posto a Cutrone, le cose sono cambiate. Perché Suso ha potuto galleggiare tre le linee alle spalle del baby numero 63 (bravissimo a dare profondità) e di Silva, più al centro del gioco; perché Borini e Rodriguez si sono alzati costringendo Perisic e Candreva a pensare anche alla fase difensiva. Ciò che ne è derivato è stato tutto un altro Milan, spumeggiante e pericoloso. Ma non basta la pancia per ottenere i risultati, serve a monte una logica di ferro, quella che i rossoneri ancora non hanno. L’alibi delle assenze pesanti (Calhanoglu squalificato, Kalinic e Conti infortunati) regge fino a un certo punto, perché il Milan è fatto per giocare, palleggiare con i suoi tanti piedi buoni, non per aspettare l’avversario. Se Montella riuscirà a scrollarsi di dosso qualche dubbio, se avrà il coraggio di osare qualcosa in più, allora il tempo potrà essergli di nuovo amico. Ma le sconfitte contro Roma, Lazio e Inter, vere antagoniste per i piazzamenti europei, devono davvero diventare in fretta di esempio.


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