Bonucci: fascia che pesa e divide, Var e rosso (e Montella sulla graticola)

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Mentre Napoli, Inter, Juventus e Lazio corrono, il Milan arranca: 1 punto in 4 gare, quasi il 50% della partite disputate finite con una sconfitta, già troppi gol subìti (13) e, ora, la batosta del rosso diretto a Bonucci che lo costringerà a guardare Chievo e – soprattutto – Juventus dalla tribuna. Il Diavolo è lontanissimo dai piani alti della Serie A (undicesimo posto a -9 dalla zona Champions) ed è a distanza siderale dalle premesse estive. Peggio di così, insomma, era difficile fare. Eppure i rossoneri potrebbero naufragare, visto che mercoledì sera affronteranno il Chievo e sabato a San Siro la Juventus. Una gara sarà complicata, l’altra sarà quasi impossibile. E mancherà il capitano, il grande ex bianconero Leonardo Bonucci.

A questo punto c’è anche chi pensa – a buon diritto, forse – che l’assenza del numero 19 milanista potrebbe non essere un limite. Sino a qui, senza scendere nella facile ironia da web, Bonucci ha spostato sì gli equilibri del suo nuovo spogliatoio, però in peggio. Non era facile con un ambiente totalmente nuovo per lui e, anche, per l’ambiente stesso, ancora alla scoperta di sé; tuttavia delle 13 partite consecutive giocate dall’ex difensore della Juventus si salva poco, pochissimo. Il punto più basso ieri pomeriggio, minuto 25 della spinosa gara contro il Genoa: la gomitata di Bonucci a Rosi sugli sviluppi di una punizione a favore del Milan, con l’ausilio del Var che ha fatto imbestialire Montella, è costata l’espulsione diretta al numero 19 (non accadeva dal 2012) e la conseguente inferiorità numerica ai suoi.

Lì il Milan ha dato un chiaro segnale: il gruppo sta dalla parte di Montella, perché tutti hanno remato nella stessa direzione. Sebbene il gioco sia ancora un oggetto misterioso, la reazione mentale c’è stata e, al netto della grande prova offerta dagli ex Bertolacci prima e Lapadula poi, il pareggio sta quasi stretto al Diavolo (quasi, perché le occasioni migliori in effetti le ha avute il Grifone). Di segnale, però, ce n’è stato un altro: senza Bonucci, in questo momento, il Milan può girare un po’ meglio. Contro il Chievo si tornerà alla difesa a 4, e 2 turni di stop al capitano rossonero gli permetteranno di prendere fiato e magari ritrovare un briciolo di consapevolezza nei propri mezzi.

Forse uno dei problemi di Bonucci è proprio la condizione. Pare che dopo la Sampdoria il centrale abbia fatto un passo indietro e, prima del match di Coppa contro l’Aek, abbia chiesto un turno di riposo. Montella o non ha sentito la domanda o a sua volta ha chiesto a Bonucci un sacrificio in più. La conseguenza ultima è stato il pomeriggio di ieri. Qualcosa non quadra, questo è chiaro, ma resta difficile trovare la ricetta giusta per uscire dal grigiore dell’ultimo mese e mezzo. Per qualcuno il peccato originale è la scelta di destinare la fascia da capitano proprio all’ex difensore juventino; ma, realisticamente, togliergliela ora sarebbe ancora più controproducente. Mirabelli e Fassone avrebbero forse dovuto chiedere al giocatore di ambientarsi un anno, per poi diventare di fatto (con esperienza e merito) il legittimo proprietario della fascia.

Chiacchiere, in fondo; speculazioni che ormai non hanno senso. La verità è che, Bonucci o no, Montella resta appeso a un filo che ancora ci si ostina a chiamare continuità di progetto. E il nervosismo dell’Aeroplanino è un sintomo più che chiaro. Vero è che farlo naufragare dopo un solo trimestre difficilmente porterebbe a buoni risultati da qui a fine stagione, ma è altrettanto reale la delicatezza delle prossime 2 partite che il Milan dovrà affrontare. Un altro pari con il Chievo e una prevedibile sconfitta con la Juventus (il tutto almeno sulla carta) potrebbero essere fatali al tecnico napoletano. L’ombra nuova e insistente di Paulo Sousa aleggia intorno a Milanello, ma un traghettatore eventuale servirebbe a poco. Il rischio di finire come l’Inter della scorsa stagione, già fuori da tutto a fine gennaio, è lo spauracchio peggiore.


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