Mancini-Inter: il primo posto? Prendete-Melo

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Melo-gol-VeronaInter mai così bene dal 1966, Juventus mai così male dal 1970. Le statistiche sono, per definizione, scarne di sentimento, eppure qualche verità sono in grado di raccontarla e, talvolta, prevederla. Per esempio, il parallelo con l’Inter e la Juve di qualche decennio fa, ci dice che nel ’70 i bianconeri vissero una rifondazione con l’inserimento di giovani talenti (che sarebbero esplosi di lì a poco): più o meno ciò che Allegri sta vivendo oggi, con il dazio da pagare – in termini di inesperienza – che ne consegue.

Per fare un altro esempio, l’Inter del mago Herrera inanellò la bellezza di 7 vittorie consecutive nel campionato ’66/’67: Mancini è già arrivato a 5, Fiorentina e Sampdoria (prossime avversarie dei nerazzurri) rappresenteranno il vero banco di prova per la cinica Beneamata di inizio campionato. Al netto di corsi e ricorsi storici, restano i freddi numeri del presente: Inter a +10 sui campioni d’Italia in carica. Non solo: +6 sui cugini rossoneri e +7 sulla Roma (battuta a Marassi dalla Samp). In pratica un precoce tentativo di fuga sui principali rivali per la lotta al titolo – siamo un po’ generosi con il Milan… -, anche se Mancini farebbe bene a guardarsi da Sassuolo, Chievo e Fiorentina.

RAZIONE K – Paulo Sousa, neo tecnico della Viola, ha raddrizzato subito la barca dopo la battuta d’arresto europea contro la sua ex squadra, il Basilea. Nelle ultime due partite di campionato sono arrivate altrettante vittorie, domenica scorsa contro il Carpi e ieri sera con il Bologna. Bottino pieno e nessuna rete al passivo, un buon viatico per preparare al meglio la super sfida del prossimo turno contro l’Inter. Grazie alle reti di Jakub”Kuba” Błaszczykowski e Kalinic (entrambi al primo centro in A), la Fiorentina si è presa il secondo posto in solitaria piegando i felsinei, per la verità mai troppo carichi di quel mordente necessario per risalire una china già compromessa.

ROMA, TANTO RUMORE PER NULLA – Garcia, come Shakespeare, è in preda ai dubbi amletici: la mia Roma è o non è da scudetto? Gli elogi si sono sprecati dopo il pareggio di Champions contro il Barcellona, e noi avevamo già scritto che, forse, si era andati un tantino al di là del dovuto con i complimenti. Sì, la fase difensiva fu impeccabile; sì, Florenzi realizzò un gol indimenticabile (anche per Ter Stegen… ), ma in fondo solo la fortuna nel finale evitò la legittima vittoria del Barça. E i nodi sono già venuti tutti al pettine: un pari risicato con il Sassuolo cui è seguita la dolorosa sconfitta per mano di Zenga e della sua Sampdoria. Eder si è dimostrato attaccante di valore, segnando il sesto gol in campionato (capocannoniere) e propiziando la sciagurata autorete di Manolas. Al di là dei meriti blucerchiati, ci sono da considerare le amnesie e i dubbi giallorossi. Uno su tutti, Edin Dzeko: l’attaccante bosniaco gioca troppo lontano dalla porta, là davanti serve il suo peso per trovare quei sigilli che si traducono in punti. Salah non basta, così come il gioco spumeggiante del primo tempo messo in scena dalla Roma.

JUVENTUS AL PALO (ANZI, TRAVERSA) – Con i se e con i ma, la storia non si fa. Vero, sacrosanto. Epperò se Pogba nel primo e Zaza nel secondo tempo avessero trovato la rete anziché i legni, ora forse non staremmo accennando alla crisi vera della Juventus. Certo, il Frosinone avrebbe potuto recriminare per un mani da rigore di Barzagli, ma la bilancia del match pende comunque a favore dei bianconeri, per mole di gioco e occasioni create. Tuttavia, se inventi 23 palle gol e ne piazzi una soltanto in porta (con deviazione, per giunta), il rischio di essere ripreso nel recupero c’è. Così è stato, gli Dèi del calcio hanno colpito ancora e nel modo più beffardo: la firma del primo storico punto in A del Frosinone è di Blanchard, uno che sanguina in bianconero. Proprio lui, che il 6 giugno a Berlino c’era per sostenere la Juve nella finale di Champions con il Barcellona. Sono tegole pesanti per Allegri, capace sin qui di raccogliere appena 5 punti in altrettante partite. E qui si torna al fattore inesperienza: impari a chiudere certi tipi di gare anche attraverso passi falsi come questo.

E TORNANDO ALL’INTER… – Cinica, forse noiosa, ma efficace: questa è la creatura di Roberto Mancini. Per la quarta volta su cinque i nerazzurri sono usciti dal campo a porta inviolata; hanno portato a casa la vittoria con uno striminzito 1-0; hanno mostrato la solidità mentale che tanto mancava a questo gruppo. Pazienza se il gioco non è spumeggiante, quel che conta è il fieno in cascina per l’inverno (Mancio dixit). Grazie a Felipe Melo, alla sua prima griffe con la maglia dell’Inter, il vertice della classifica resta roba del Biscione. Il Verona è stato osso duro (anche una traversa per Sala, proprio nell’azione che ha preceduto la rete del brasiliano), a dispetto dell’assenza pesante di Luca Toni e dell’infortunio occorso in avvio a Pazzini (caviglia girata a seguito di un fortuito scontro con Melo). Un’ottima e ulteriore iniezione di fiducia per la squadra di Thohir, nell’attesa di ospitare a San Siro i Della Valle. Provate a togliergli il primato, se ci riuscite.

RISULTATI 5° TURNO SERIE A:

Udinese-Milan 2-3 (giocata martedì), Carpi-Napoli 0-0, Chievo-Torino 1-0, Inter-Verona 1-0, Sampdoria-Roma 2-1, Palermo-Sassuolo 0-1, Lazio-Genoa 2-0, Juventus-Frosinone 1-1, Fiorentina-Bologna 2-0, Empoli-Atalanta oggi ore 20:45.

CLASSIFICA:

Inter 15, Fiorentina 12, Sassuolo 11, Torino, Chievo e Sampdoria 10, Milan e Lazio 9, Roma 8, Palermo 7, Napoli 6, Atalanta* e Juventus 5, Empoli* 4, Verona, Genoa, Bologna e Udinese 3, Carpi 2, Frosinone 1

*una gara in meno

PROSSIMO TURNO (26-27-28 settembre):

Roma-Carpi, Napoli-Juventus, Genoa-Milan, Sassuolo-Chievo, Torino-Palermo, Verona-Lazio, Bologna-Udinese, Inter-Fiorentina, Frosinone-Empoli, Atalanta-Sampdoria

 

 


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