Panchina Milan: verso il sì all’aziendalista Inzaghi

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Seedorf-InzaghiProviamo a guardarla in questo modo: prendi un (neo) allenatore, trattalo male, coprilo d’oro mentre lo cacci dopo pochi mesi; poi prendine un altro, altrettanto inesperto, e affidagli uno spogliatoio bollente e in cerca di se stesso. Detta così, la mossa dei vertici rossoneri non sembra destinata al successo ma tant’è: secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport di oggi, Adriano Galliani e Silvio Berlusconi avrebbero deciso di “tagliare” il sovversivo Clarence Seedorf per fare spazio al più aziendalista Filippo Inzaghi.

A quanto pare mancherebbe soltanto la firma del nuovo contratto, l’adeguamento legittimo per il salto di Super Pippo dalla Primavera alla Prima squadra. Gli sviluppi della situazione si sono concretizzati intorno alla mezzanotte di ieri, momento in cui Inzaghi, Galliani e Fedele Confalonieri hanno lasciato Villa San Martino, quartier generale di Berlusconi, dove è andato in scena un vertice blindatissimo per fare il punto sulle strategie rossonere della prossima stagione. Inzaghi era arrivato ad Arcore in gran segreto, come in una scena da spy-story quasi, se è vero che ha raggiunto la dimora presidenziale sdraiato sui sedili posteriori di un’auto. Eppure la sceneggiatura è da spionaggio all’italiana, perché certamente è vero che l’avvicendamento alla guida del Milan è un segreto di Pulcinella ormai da settimane: Seedorf, a dispetto di risultati non esaltanti ma perlomeno dignitosi, è da tempo inviso a Presidente e Vicepresidente per la sua gestione troppo avulsa dalle logiche del club. Di fatto è una scommessa persa di Berlusconi, che nell’olandese aveva intravisto i presupposti per ripetere l’aureo percorso dell’era ancelottiana.

Evidentemente è stato fatto il passo più lungo della gamba: Ancelotti tornò a Milanello da allenatore esperto (il suo curriculum recitava già Reggiana, Parma e Juventus), Clarence riapprodò in rossonero dopo aver appena appeso gli scarpini al chiodo, vergine dal punto di vista gestionale. D’accordo, fu lo stesso Ancelotti a sostenere che la leadership di Seedorf era già un dato di fatto quando saliva in cabina di regia a centrocampo; ma un conto è allenare sul terreno di gioco, un altro è farlo quotidianamente nello spogliatoio. Il limite dell’ex giocatore di Milan, Ajax e Real Madrid è tutto qui: da quando si è seduto sulla panca di San Siro ha mostrato la naturale inadeguatezza dell’inesperienza, mitigata in parte da un’intelligenza brillante che lo ha condotto a fare qualche passo indietro nel corso dei mesi. La società avrebbe potuto riconoscergli almeno questo e cercare una programmazione in linea con le possibilità oggettive del prossimo futuro: in sostanza, tanto valeva cementare o ricostruire la squadra ripartendo da ciò che di buono Seedorf aveva mostrato in pochi mesi. Briciole, certo, ma meglio di niente.

Invece no. Galliani e Berlusconi sembrano aver deciso di fare un altro salto nel buio; una nuova partenza da zero, anche se lo “zero” ha il profilo di Inzaghi, uno abituato a remare in una sola direzione: la vittoria. Al pari dell’ex compagno di squadra è un vincente per diritto di nascita però, rispetto a Seedorf, possiede una qualità essenziale in casa Milan: la fedeltà assoluta alle linee guida del club. Un aziendalista tout court. Contro di lui giocano la medesima inesperienza che ha contraddistinto l’ex numero dieci, troppo poche due stagioni da allenatore delle giovanili (Allievi Nazionali e Primavera) per sancirne le capacità ad alto livello. Si potrebbe sostenere che è un predestinato, che in ogni caso ha sulle spalle qualche ora di panchina in più se messo a confronto con Seedorf. Basterà?

Per ora da Casa Milan tutto tace, da Villa San Martino anche. La certezza riguarda solo la consueta filosofia che punta a dare il Milan ai milanisti – nonostante un tiepido sondaggio dalle parti di Siviglia cercando di capire se Emery fosse disponibile, ma il club andaluso ha immediatamente risposto con un rinnovo di contratto per il tecnico forte di una Europa League appena vinta. C’è un’altra certezza: il licenziamento di Seedorf frutterà all’olandese 10 milioni di euro. Così, giusto per rendersi conto del nuovo e, forse, non ultimo harakiri a tinte rossonere.


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