Mondiale Brasile 2014: scontri in diverse città, preso il tetto del Parlamento

Di

scontri-brasile-world-cupIn Brasile è salita alle stelle la tensione delle piazze. Almeno undici città sono in rivolta contro il governo di sinistra guidato da Dilma Rousseff, colpevole secondo i manifestanti (la cui gran parte è costituita da studenti) di aver speculato sui ceti più bassi della popolazione per l’organizzazione del Mondiale, della Confederation Cup e delle Olimpiadi.

Già nel corso dell’ultimo biennio, nel Paese sudamericano si erano registrati duri scontri con le forze di polizia, soprattutto perché secondo il movimento Copa pra quem? (Il Mondiale per chi?) il governo federale avrebbe sfrattato migliaia di famiglie per far posto a parcheggi e nuove strutture che ospiteranno i tifosi di tutto il mondo durante il torneo del prossimo anno. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è rappresentata dal rincaro dei prezzi per quanto riguarda il trasporto pubblico. Da Belo Horizonte a Rio de Janeiro, passando per Brasilia e San Paolo, molti si sono dati appuntamento attraverso internet per occupare le piazze.

In gran parte le manifestazioni sono state pacifiche, con la suggestiva presa del tetto parlamentare della capitale Brasilia. A Rio è dovuta però intervenire la polizia in assetto antisommossa, per disperdere gruppi che con la violenza volevano occupare la sede del governo di Stato. Anche a Belo Horizonte si sono registrati tafferugli a margine della gara giocata tra Tahiti e Nigeria.

Il presidente Rousseff ha rotto il silenzio, cercando di gettare acqua sul potenziale incendio divampato il tutto il Paese; ha dichiarato che le manifestazioni pacifiche sono legittime e che la protesta è una prerogativa dei giovani. Le sue parole non sono piaciute, perché non solo i giovani stanno subendo le conseguenze delle ingenti spese per gli eventi sportivi. La Rousseff è accusata di mostrare al mondo soltanto un lato della medaglia, mentre il suo rovescio nasconde ancora troppe contraddizioni sociali, radicate nella povertà. Il Brasile non è la locomotiva economica sudamericana che viene dipinta, è evidente. C’è il timore di rivivere l’ipocrisia che accompagnò il Mondiale argentino del 1978, quello della dittatura militare. Non sarà la stessa cosa, ma le radici appartengono alla medesima pianta.


Commenta o partecipa alla discussione
Nome (obbligatorio)

E-mail (non verrà pubblicata) (obbligatoria)

Sito Web (opzionale)

Copyright © Teknosurf.it, 2007-2024, P.IVA 01264890052
SoloPallone.it – Il calcio che passione supplemento alla testata giornalistica Gratis.it, registrata presso il Tribunale di Milano n. 191 del 24/04/2009