Scuse Balotelli: il figliol prodigo (o quasi) in odore di redenzione

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Balotelli-MilanelloPrima di tutto: stiamo comunque parlando di un ragazzo di ventitré anni, la cui maturità piena è in divenire. Secondo aspetto: a ventitré anni non si è più bambini, come ha chiosato Massimiliano Allegri, perciò è giusto farsi carico di alcune responsabilità. Terzo particolare: se a quell’età sei uno tra i calciatori più pagati d’Italia ti si perdona poco, in particolare se i tuoi miglioramenti caratteriali vanno a singhiozzo da tre stagioni.

In sostanza trovando una via di mezzo tra il primo e il secondo punto, ci si può avvicinare alla ricetta giusta per non demonizzare Mario Balotelli, naturalmente senza dimenticare la terza riflessione posta. Ieri Super Mario ha chiarito la propria posizione, dimostrando che la lavata di capo societaria (Galliani avrà ancora le mani piene di shampoo) ha sortito effetti. Anche se viene il sospetto – assai fondato – che l’intervista rilasciata in esclusiva a Sky fosse un atto dovuto stabilito dal club e non un’iniziativa privata del giocatore.

In ogni caso il bomber rossonero ha parlato, ha chiesto scusa innanzitutto ai compagni, con i quali suda e fa fatica ogni giorno sul campo. Sa di averli lasciati soli e in difficoltà: deve ancora scontare centottanta minuti di squalifica per mondare la sua fedina sportiva, sa bene che contro la Juventus sarebbe servito eccome il suo peso in attacco. Poi si è scusato con la società, con Allegri e con i tifosi. Ragazzo modello, non c’è che dire. Tuttavia ecco emergere di nuovo il suo spirito guerriero e spesso sopra le righe: ha detto testualmente che non deve scusarsi con tutti, in fondo non ha ammazzato nessuno. Il giornalista rideva, Mario no; ha posto l’attenzione sul fatto che prende troppe botte. Certo non è una novità, chieda a Totti per conferme – un altro che si è spesso nutrito di giustizia privata sui campi della Serie A.

Il figliol prodigo è pronto per essere perdonato per l’ennesima volta. Chi lo conosce bene non gli porta rancore, anzi, seguita a dargli buoni consigli per indirizzarlo sulla Strada Maestra – leggi: Roberto Mancini, il suo primo mentore. E’ pur vero che con i consigli e l’esperienza altrui ci si fa poco o niente; tocca a Mario fare il salto di qualità. Tocca a noi non demonizzarne ogni parola e respiro.


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