Tim Cup: Milan, sarà di nuovo Juventus

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 Altro successo per il Milan, questa volta negli ottavi di Coppa Italia, dopo quelli in extremis contro il Cagliari in campionato e la Juventus a Doha. Un mini filotto di vittorie, diverse tra loro: rimonta in 4 minuti ieri al Torino, zampata da puri attaccanti della coppia Lapadula-Bacca con i sardi in un match opaco, convinzione e fortuna nel voler riacciuffare la Juve nella finale di Supercoppa. Tutte con un minimo comune denominatore: la solidità del gruppo costruito da Montella, che declina in solidità mentale.

Il Milan c’è e continua a ribadirlo. Pure i difetti ci sono e si vedono, per carità, ma come ripetiamo da mesi: questa è la strada giusta. Una strada che farà incrociare di nuovo il Diavolo e la Vecchia Signora a distanza di un mese dall’epilogo del 2016 in Qatar. Con il successo sulla banda di Mihajlovic, infatti, il Milan ha strappato il pass per i quarti di Tim Cup dove ad attenderlo c’era già la Juventus. Quarto scontro, dunque, in 8 mesi: dall’ultimo atto dell’Era milanista targata proprio Mihajlovic, culminata con la sconfitta a Roma per mano di Dybala, passando per il successo griffato Locatelli in campionato e arrivando per forza a Doha con il rigore decisivo di Pasalic. E la firma in calce ai successi è quella di Montella.

Il tecnico rossonero sa come si fa a tenere testa alla Juventus fino a farla sbandare e quindi soccombere. Mercoledì 25 gennaio ci proverà di nuovo, con l’obiettivo di porre un altro mattone per la nuova casa del Diavolo, una casa che ancora non ha fondamenta solidissime e a cui qualche puntello in più farà soltanto bene. Montella lo sa, i suoi ragazzi anche. Lo si è visto anche nel freddo di ieri a San Siro: primo tempo di marca granata che nel gol del solito Belotti ha trovato la conferma della propria supremazia, poi la difficoltà nel gestire e chiudere il risultato una volta trovata la rimonta.

Bello e brutto di una creatura giovane e in formazione come lo è il Milan. Se per amministrare gioco e punteggio serve maturità, quella che ti permette o di addormentare un match o di trovare il colpo del k.o., è pur vero che per rimontare in pochi minuti spesso c’è bisogno di spensierata follia, oltre che di coesione e convinzione nei propri mezzi (e fiato, che il Milan dimostra di avere in abbondanza specie nei secondi tempi). Vincere aiuta a vincere e il Milan lo sta pian piano riscoprendo. Lo ha confermato contro il Torino, per il quale l’ex Sinisa ha parlato di suicidio sportivo dopo la prestazione della prima frazione.

Il telaio milanista è giovane, non è una novità, eppure stupisce partita dopo partita. Al netto dell’assenza di Romagnoli, la difesa ha sopportato piuttosto bene la verve di Belotti (a parte qualche sbavatura di Paletta negli uno contro uno); Donnarumma è stato come sempre il valore aggiunto nel dare sicurezza al reparto arretrato, con Gomez in crescita e puntuale su palloni e chiusure. Meglio anche Sosa in mezzo al campo, come di consueto concreto Kucka e fenomenale Bonaventura.

L’ex atalantino è il gioiello della corona di questo Milan, la pedina fondamentale e versatile da cui transitano la maggior parte dei palloni che si traducono in gol. Per la quinta volta da quando veste rossonero, Bonaventura ha piazzato la doppietta assist-rete. Sulla corsia opposta, quella di destra, Suso non è stato da meno: più in ombra per lunghi tratti, ma quando la luce si è accesa ha messo piede in entrambe le reti del Milan. Davanti Lapadula ha lottato, fatto a sportellate, ferito persino Hart: generoso, insomma. E impreciso ai limiti dell’insulto quando si è divorato il possibile 3-1 a tu per tu con la porta quasi vuota. Persino questo è il bello della gioventù.

Infine, Pasalic e Locatelli: pochi minuti sui titoli di coda dell’incontro, ma di qualità, soprattutto Locatelli che pare un giocatore navigato anziché un giovanissimo imberbe. L’idea che il Milan possa fare strada passa da queste considerazioni, senza dimenticare anche i ‘senatori’ De Sciglio e Abate, due che fanno lavoro sporco per la squadra e che non nascondo mai la faccia. La Juventus è avvertita e, forse, questa volta partirà più preparata.

 


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