Il canto del cigno del penultimo numero 10
Di Daniele Grattieri
Non mi ricordo l’anno, ma mi ricordo il colpo. Correva il periodo della punizioni nel sette di Alex Del Piero. Riusciva a piazzarla da ogni angolo del campo, e vi riuscì anche in quell’occasione, contro i Rangers di Glasgow. Palla sistemata di lato, sul lato corto dell’area, ad una decina di metri scarsi dalla linea di fondo. Quasi un corner corto. Alex carica e spara. La palla si incurva, delinea quella parabola che un tempo era una firma e si insacca laggiù, dove il portiere può soltanto guardarla gonfiar la rete.
Poi arrivarono il mondiale e gli europei senza reti, l’infortunio a Udine, il recupero lento, un matrimonio con la Vecchia Signora che lo definì Cavaliere su tutte le pagine dei giornali sportivi: un Cavaliere non abbandona mai una signora.
E oggi si parla di fine carriera, mentre lui è determinato soltanto a riprendersi la maglia azzurra e portarla alla conquista dell’Europa. In ogni casa sarebbe il suo ultimo canto, dicono tutti. E come Baggio se ne andrà anche lui, lasciando Totti ultimo erede in carriera della Maglia Numero 10.


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