Rivaldo e Rivaldinho: quando il gol è vizio di famiglia

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RivaldinhoSi usa dire che buon sangue non mente. Vero il più delle volte, ma non sempre. Perché si sente spesso citare l’adagio secondo cui il talento, qualche volta, salta una generazione. Anche nel calcio. Non possiamo ancora sapere se la progenie di Vitor Borba Ferreira, meglio noto semplicemente come Rivaldo, sarà in futuro all’altezza di cotanto padre. Certamente le premesse lasciano sperare che, sì, buon sangue non menta; che, no, il talento abbia deciso di non saltare una generazione.

Rivaldinho, vent’anni compiuti in aprile, è il primogenito di casa Rivaldo e come il genitore illustre pare avere il vizio di seminare avversari sul campo per poi scaricare la palla alle spalle del portiere di turno. Esattamente come il padre, ha fatto il suo esordio nel Mogi Mirim, squadra brasiliana militante nella B Paulista, alla medesima età. Segni del destino? Buona stella? Non si sa. Ciò che sappiamo è che nell’ultimo turno di campionato, Rivaldinho ha firmato una doppietta contribuendo in maniera decisiva alla vittoria del Mogi sul Macaé. Quel che fa più sensazione, tuttavia, è che nello stesso incontro anche papà Rivaldo ha messo la firma trasformando un calcio di rigore.

Eh già, avete letto bene: padre e figlio in rete con la stessa maglia nello stesso incontro. A parte gli auspici sulla carriera nascente del giovane rampollo di casa, la notizia vera è che l’ex campione del Mondo del 2002 ha mandato a referto una rete – su rigore – alla significativa età di 43 anni. Va bene, ha segnato in un campionato minore (per la squadra di cui è anche Presidente, tra l’altro); d’accordo, Sir Stanley Matthews giocò fino a 50 anni (il primo baronetto del pallone britannico, nato nel 1915, si ritirò infatti nel 1965); certo, anche Damiano Tommasi l’ha messa dentro pochi giorni fa in Europa League, ben oltre la soglia dei 40 anni.

Ma Rivaldo è Rivaldo, scusate. Nel suo lungo girovagare tra le terre del pallone, ha vinto tutto sia con i Clubs che con la Nazionale verdeoro. Campionati brasiliano, spagnolo, greco e uzbeko; una Champions League (Milan, 2003), due volte la Supercoppa Uefa (Barcellona 1997, Milan 2003); una Copa America e un Campionato mondiale. I citati e illustri calciatori di cui sopra, con tutto il rispetto, hanno vinto decisamente meno – per usare un eufemismo. Ora il talento inestinguibile di Rivaldo è al servizio del Mogi Mirim per tentare di uscire dalle sabbie mobili del fondo classifica. E, pare, il contributo del 43enne paulista stia già dando frutti: prima della sua decisione di tornare sul campo, la squadra era desolatamente il fanalino di coda della classifica. Nelle ultime due uscite, l’emorragia delle sconfitte si è interrotta. Segni del destino? Buona stella? Impossibile saperlo. Ma la gioia di Rivaldo nel guardare il tabellino marcatori e leggere il proprio nome accanto a quello del figlio, beh, era davvero ben visibile.

 


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