Quando il calcio è anche beneficenza

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Michael EssienC’è una parte virtuosa del calcio, che lontana dai riflettori e senza voler far troppo scalpore si è sempre impegnata nel sociale e nella beneficenza. Sono uomini che non si sono lasciati accecare, come facilmente può accadere, dai soldi e dal successo, che non hanno dimenticato la loro provenienza, che non hanno voltato le spalle ai meno fortunati, che non hanno perso la propria umiltà.

Tra questi il primo nome su tutti che viene in mente è sicuramente quello di Roberto Baggio.

Un giocatore dalla sensibilità diversa. Il suo impegno nella beneficenza è stato grande e costante tanto da fargli aggiudicare nel 2010 il World Peace Award, un premio che è assegnato da un consiglio composto da tutti premi Nobel per la pace a chi si è distinto di più in ambito sociale e attraverso la beneficenza. Quando Baggio è volato in Giappone a ritirare quel premio sembrava quasi imbarazzato, ma la gioia fu grande, tanto da fargli affermare che quel premio era meglio del Pallone d’Oro che aveva vinto nel 1993.

Oltre che alla beneficenza privata Baggio ha partecipato a numerosi eventi pubblici di raccolta fondi. Nel luglio 2012, ad esempio, dopo il terremoto dell’Emilia, Baggio è sceso in campo di nuovo insieme ad Inzaghi, Gattuso, Sosa e Crespo, nell’unico stadio ancora agibile dopo il terremoto, a San Spino di Mirandola, per raccogliere fondi per i terremotati.

Un altro giocatore da sempre impegnato nella beneficenza è il capitano della Roma Francesco Totti. Totti è stato spesso promotore e coinvolto per raccolte fondi nei confronti di bambini malati, ha devoluto in beneficenza il ricavato di un libro di barzellette che lo vedevano protagonista, è stato ambasciatore Unicef ed infine ha aperto una scuola di calcio per disabili.

Weah ex campione del Milan ha invece fatto così tanto per il proprio paese tanto da portare i suoi connazionali a costruire una statua in suo onore nella capitale. Inoltre per provare a raddrizzare la a dir poco complicata situazione del proprio paese ha provato a candidarsi come presidente del consiglio, perdendo in elezioni giudicate dal campione non proprio trasparenti.

E’ poi da poco arrivato, sempre al Milan, Michael Essien, centrocampista ghanese che ha indossato maglie importantissime come quella del Real Madrid o del Chelsea. Essien si è spesso rivolto in difesa del suo paese, che è notoriamente uno dei più poveri del mondo, ed ha costituito una fondazione per l’aiuto della popolazione di Accra, capitale del Ghana.

Sono poi tantissimi gli eventi calcistici dedicati alla beneficenza, come l’ormai celeberrima Partita del Cuore dove spesso partecipano anche giocatori di calibro, a dare manforte a nazionali consolidate come quella cantanti.

Ma anche gli imprenditori che gravitano intorno al mondo del pallone spesso e volentieri fanno beneficenza. Ci sono infatti notizie su  Francesco Corallo, imprenditore nel campo delle scommesse che lo vedono come un vero filantropo; Massimo Moratti, partecipò ad un’asta il cui ricavato sarebbe andato per la  Robert F. Kennedy Center for Justice & Human Rights, associazione con per il sostegno dei diritti umani offrendo la possibilità al vincitore di vedere il derby Milan-Inter proprio affianco a lui; infine Massimo Cellino, presidente del Cagliari, ha suonato con la sua band in un concerto rock il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza.

Il calcio quindi non è soltanto fatto di calciatori che sposano veline, di cori razzisti e di macchine da centinaia di migliaia di euro, esiste un volto più umano e dimesso del calcio, che però non si nota, perché non vuol farsi notare, perché non vuole far rumore.


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