Furia ultrà: un tranquillo weekend calcistico di paura

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Ultrasdi Lorenzo Cristallo
La follia ultrà ha preso il sopravvento. In questo fine settimana vi è stata una spirale di violenza davvero preoccupante e senza eguali. Episodi che hanno visto violenti tifosi mettersi in mostra in una escalation di paura e tensione. Assemini, Varese e Terni sono stati teatro di scene di pura follia.
Ma partiamo per ordine, venerdì sera ad Assemini, sede del ritiro del Cagliari, c’e’ stata l’irruzione di una trentina di tifosi sardi esagitati che hanno minacciato pesantemente i giocatori rossoblu. Li hanno criticati di scarso impegno, poco attaccamento alla maglia, promettendo gesti estremi in caso in cui il Cagliari non avesse battuto il Napoli. Tra le urla e le minacce sono volati via anche degli schiaffi. Secondo indiscrezioni sarebbero stati colpiti al volto, Murru, Dessena, Avelar e Longo, accusati di fare la “bella vita” nella movida cagliaritana e di non impegnarsi al massimo per la causa rossoblu. Il tecnico Zeman ha parlato ai microfoni di un vero e proprio raid intimidatorio da parte di una trentina di sconsiderati. Un atto di violenza che ha turbato tutto l’ambiente, in primis i calciatori più giovani che hanno assistito a scene terrificanti. Il boemo ha posto l’accento sul come il calcio sia diventato sempre più terreno di conquista di violenti senza scrupoli.
La spirale di violenza nello stivale prosegue nella notte tra venerdì e sabato quando lo stadio di Varese, il “Franco Ossola” viene preso di mira da parte di una frangia estrema del tifo biancorosso e viene assalito in piena regola. Pali delle porte segati, zolle di erba divelte dal campo, scritte intimidatorie nei confronti della società e dei calciatori, panchine distrutte. Un atto vandalico di estrema gravità, avvenuto in maniera indisturbata da parte di alcuni “criminali”, perché in tal caso utilizzare il termine “tifosi “ appare alquanto eufemistico. Danni rilevanti che hanno condotto alla decisione di rinviare il match tra Varese e Avellino che si sarebbe dovuto disputare sabato pomeriggio, al giorno seguente, domenica alle ore 15.00. Partita che poi si è disputata ieri, regolarmente e aperta al pubblico nonostante per qualche ora dopo il fattaccio si ventilava l’ipotesi di giocare la gara a porte chiuse. Resta comunque la ferita di questo gesto molto grave in una piazza, Varese, abituata a vivere lo sport con sana e convinta partecipazione.
Pericolo sventato invece a Terni, in occasione del derby umbro di serie B tra Ternana e Perugia. Un sostenitore rossoverde è stato fermato dalla polizia mentre si recava allo stadio in auto con un vero e proprio arsenale di artiglieria. Ordigni, bombe carta, mazze, una vasta gamma di materiale “bellico” pronto per essere sfoggiato fuori e dentro il “Libero Liberati”. Fortunatamente la polizia è intervenuta in tempo per scongiurare pericoli maggiori.
Oltre a questi tristi fatti di cronaca, bisogna aggiungere la contestazione avvenuta ieri a Roma, fuori lo stadio Olimpico, dove si sono radunati circa cinquecento tifosi giallorossi che hanno contestato pesantemente il presidente Pallotta, reo a loro dire, di non aver fatto ricorso in seguito alla decisione del giudice sportivo di chiudere per una gara, quella di ieri tra Roma e Atalanta, la curva sud dove furono esposti il 4 aprile scorso degli striscioni offensivi contro la madre di Ciro Esposito. Il presidente giallorosso definì i tifosi che contestarono pesantemente la signora Antonella Leardi, dei “fottuti idioti”. Affermazione che non è andata giù alla frangia estrema del tifo giallorosso che ora è in totale contrasto con i vertici societari.
Questo mosaico di violenza e tensioni appena descritto è la sintesi di ciò che sta vivendo il calcio in Italia. Ultrà che dettano legge nelle curve, tifosi violenti che chiamano a rapporto la squadra in caso di sconfitta, utilizzano inaudita rabbia nel momento in cui qualcosa non va nell’ambiente. Cori offensivi, striscioni aberranti, armi, pugni, schiaffi, insulti, il corollario della violenza psico fisica è vasto. A questo punto occorrerebbe il pugno duro per porre fine a questa pericolosa escalation. Decisioni drastiche da parte non solo della FIGC o delle società di calcio ma soprattutto da parte del ministero dell’Interno a cui spetta il compito di rafforzare notevolmente il presidio delle forze dell’ordine, con controlli e perquisizioni in ambienti dove la frangia più estrema del tifo agisce in maniera indisturbata. Dalle tristi storie di Assemini, Varese e Terni esce sconfitto il calcio, uno sport che molto spesso è ostaggio dei comandi di delinquenti e parassiti presenti nella società moderna.


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