Zdenek Zeman torna a puntare il dito contro la Juventus

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L’attuale allenatore del Pescara, Zdenek Zeman, compie un salto nel passato, tornando a quell’estate del 1998 quando la crociata contro il doping e l’allora “triade” ai vertici della Juventus erano i suoi nemici da combattere. Il tecnico boemo venne etichettato da Gianluca Vialli come un “terrorista che voleva destabilizzare l’ambiente” e tale crociata si rivelò un boomerang per lui, tant’è che fu costretto a girovagare in Italia tra piazze minori per poi addirittura lasciare il nostro Paese per approdare in Turchia. Zeman tornò a conoscere la gloria del successo solamente nel 2012 con la promozione in A, a suon di record, con il Pescara. Passano gli anni ma il suo pensiero, la sua fame di legalità e giustizia è rimasta sempre viva e intatta, suscitando clamore all’interno dell’opinione pubblica, tra coloro che sono seguaci della sua filosofia ed altri, invece, che lo ritengono un personaggio in continua ricerca di popolarità. Zeman è un uomo controverso: o lo sia ama o lo si odia. Non esistono vie di mezzo con lui. La sua mentalità chiara e delineata la si evince anche dallo spirito tattico, con quel “4-3-3” vero e proprio marchio di fabbrica insostituibile, che ha fatto di lui un modello per molti allenatori che hanno voluto ricalcare il suo modulo di gioco, casomai rendendolo meno fondamentalista. Zeman attraverso le colonne del “ Corriere della Sera” ha rilasciato alcune dichiarazioni al veleno sulla Juventus e su quella che fu la sua battaglia contro il doping. Parlando proprio dei bianconeri, il boemo sentenzia: “ La Juve espone gli scudetti revocati allo Stadium? Lì non bisognerebbe giocare. Occorrerebbe intervenire. Io sono uno che cerca di rispettare le regole e le decisioni degli altri. Anche io sono stato squalificato tre mesi e l’ho accettato”. Passando poi a Luciano Moggi, Zeman dichiara: “ Moggi è tornato in Albania? Ma anche in Italia ha a disposizione giornali, tv e radio. Non capisco chi lo cerca, per me ha fatto fallire tanti club”. Spostando l’attenzione sul doping, punto nevralgico della battaglia mediatica messa in atto dal boemo, afferma: “Le denunce di doping alla Juve mi hanno penalizzato. Il sistema era sbagliato ma anche chi la pensava come me si è schierato contro”. Sull’addio di Bonucci dalla Vecchia Signora, Zeman ha così commentato: “ E’ andato via perché è successo qualcosa nello spogliatoio. Di gente che bacia la maglia ne vedo tante ma tranne Totti è tutto un teatro”. Citando il capitano giallorosso, il boemo aggiunge: “ Non ha scelto lui, lo hanno fatto smettere, che è diverso. Altri hanno deciso che non doveva giocare più purtroppo”. Infine non lesina una previsione sul campionato, dichiarando: “ Juventus e Napoli davanti. La Roma ha cambiato molto ma ho fiducia in Di Francesco se lo lasciano lavorare…”. Questo è un sunto dello Zeman-pensiero nell’anno di grazia 2017. La ferrea volontà di un calcio diverso, il suo essere sognatore, le battaglie contro i potenti del calcio, sono sue prerogative, tratti distintivi di un personaggio che indiscutibilmente lascerà in eredità frammenti importanti della sua spiccata personalità.


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