Quella strana moda del certificato medico per andare via

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Strani e discutibili episodi avvengono durante questa sessione di calciomercato, in cui i calciatori, consigliati a dovere dai propri agenti, scelgono uno stratagemma del tutto particolare per sottolineare la propria intenzione di lasciare gli attuali club di appartenenza. Lo strumento utilizzato è il classico e tanto vituperato certificato medico. Casi analoghi si sono susseguiti durante questa calda estate, con i calciatori alle prese con le più svariate forme di stress, depressione, gastroenterite acuta pur di raggiungere i propri scopi, firmando contratti allettanti ed approdando presso squadre pronti ad accoglierli nelle vesti di fuoriclasse. Riavvolgendo il nastro possiamo partire dal caso Perisic e da quel “fastidioso” mal di denti accusato durante la prima parte del ritiro ad Auronzo di Cadore. Un ascesso irresistibile al punto da far ritorno in Croazia per sottoporsi alle cure del suo dentista di fiducia. Peccato che forse il dentista assumesse le sembianze di Josè Mourinho, tecnico del Manchester United, squadra interessata a lui. Trascorsero le settimane e la trattativa tra i Red Devils e l’Inter non decollò, il mal di denti passò come per miracolo ed ora Perisic svaria sulla trequarti nerazzurra fornendo il suo pregevole contributo alla squadra, in attesa di un possibile “controllo ortodontico” nei prossimi mesi e chissà se il “dentista” Mourinho possa tornare nuovamente utile. Situazione grottesca anche per quanto riguarda Bernardeschi. L’ex viola corteggiato dalla Juventus, prima di approdare in bianconero, decide di dire addio ai tifosi della Fiorentina, imbufaliti nei suoi confronti, attraverso lo strumento più in voga in questa estate 2017: il certificato medico. Ed ecco spuntare una dolorosissima gastroenterite acuta, accompagnata dal consiglio del dottore di mantenere l’assoluto riposo per cinque giorni. Cinque come il lasso di tempo che trascorreva tra l’ultimo allenamento diretto da Pioli e la ripresa dei lavori. In quell’arco temporale scompare il mal di pancia e Bernardeschi si presenta di fronte alla stampa sorridente, raggiante e soddisfatto, con in mano la maglia numero 33 della Vecchia Signora. Da Firenze soffia una brutta aria, altrimenti non si capirebbe il forte stress accumulato da Kalinic, a cui è stato consigliato di stare al riposo e di staccare la spina a causa delle insistenti voci di calciomercato. Il croato, però, tanto depresso non è apparso dinnanzi alle telecamere e ai fotografi il giorno della presentazione al Milan, con tanto di abbracci e strette di mano con Fassone e Mirabelli. Probabilmente l’ombra della Madonnina rigenera e rivitalizza. Un altro calciatore sull’orlo di una crisi di nervi è Keita, anche lui per troppo stress è costretto ad alzare bandiera bianca. Lo credo bene, dopo le varie offerte da parte di Totthenam, Liverpool, West Ham, Inter e Juventus, non è facile concentrarsi con addosso la maglia della Lazio e quindi meglio riposare, meglio far parlare di sé attraverso twitter, una soluzione si troverà. Forse. Perché Lotito non è in vena di fare scherzi e nemmeno appare tanto coinvolto dai problemi “esistenziali” dell’attaccante senegalese. E di Niang? Dell’estroso francese vogliamo parlarne? Al Milan non c’è spazio per lui, lo Spartak Mosca lo vuole ed è pronto ad offrire al club di via Aldo Rossi circa 22/23 milioni di euro. E il calciatore che fa? Niang vuole andare al Torino per riabbracciare il suo pigmalione Mihajlovic. Il club granata, però, mette sul piatto non oltre 12 milioni di euro e giustamente i vertici societari rossoneri fanno spallucce, senza però tener conto che il loro attaccante possa risentirsi di ciò. Ed infatti il “povero” Niang, in attesa di essere accontentato, presenta un certificato medico in cui richiede 10 giorni di assoluto riposo a causa dello stress accumulato e di una situazione emotiva che non gli permette di scendere in campo con la giusta serenità. Scommetto che in caso di approdo sotto l’ombra della Mole tutto passerà e il francese tornerà ad essere l’atleta buontempone di sempre. Morale della favola: occhio società che a lungo andare questi certificati medici simboleggeranno la vostra sudditanza nei confronti dei calciatori e dei loro agenti sempre più dominanti nel momento di effettuare le decisioni di mercato.


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