Abramovich fa, Abramovich distrugge

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Due anni fa il tecnico portoghese José Mourinho “regalava” ai Blues quel titolo di campione della Premiership che mancava da millenni. Nacque un Chelsea in grado di contrastare anni infiniti di strapotere Reds, quando il Manchester United vinceva tutto, e Stamford Bridge fino ad allora era stata meta di conquista per gli uomini di sir Ferguson. Con l’avvento di Abramovich, ma soprattutto di Mourinho, il vento cambiò e la squadra londinese divenne terra di sbarco di grandissimi campioni europei e no.

L’anno scorso sembravano addirittura imbattibili, bastava leggere la formazione: Terry e Ashley Cole in difesa, Lampard ed Essien sulla mediana e infine Ballack a ispirare Shevchenko e Drogba.
Ma cosa si è rotto in questo bel giocattolo? Forse la risposta sta proprio nella domanda, sì perché Roman Abramovich considera il suo Chelsea un po’come un giocattolino: non badava a spese, ma non badava nemmeno a chi comprava, e non gli passava nemmeno per l’anticamera del cervello di seguire le indicazioni di mister Mourinho.
Si dice addirittura che Sheva e Ballack fossero giocatori voluti solo dal magnate russo, e allora è giusto chiedersi se la colpa del naufragio del Chelsea non debba essere imputata proprio a big Roman.

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