Fiorentina, parla Antognoni: dopo Sousa spazio a un italiano

Di

Paulo Sousa

Sarà che se da giocatore hai vestito la maglia della Juventus, allenare a Firenze diventa più complicato. Sarà che con la presidenza dei Della Valle nessun tecnico ha mai vissuto a lungo la luna di miele. Sarà che Giancarlo Antognoni, ex numero 10 della Fiorentina, non parla mai a sproposito e, spesso, è un anticipatore del futuro che verrà. Quel che volete, un fatto è certo: per Paulo Sousa i giorni in riva all’Arno sembrano ormai contati.

Quella di Antognoni, intervistato dal Corriere Fiorentino, non è una profezia; semmai le sue parole sono semplicemente una logica conseguenza dei risultati ottenuti dall’allenatore portoghese. Sousa, in carica dal giugno del 2015, ha convinto i tifosi della Viola soltanto in parte e con troppa discontinuità. A lui si chiedeva il definitivo salto di qualità dopo l’Era Montella, un allungo che non è mai arrivato. Nella passata stagione è giunta appena la qualificazione all’Europa League, traguardo minimo chiesto dalla dirigenza; quest’anno non solo la Champions rimarrà un miraggio, ma anche l’approdo tra le prime 5 resta al momento un’utopia.

Stagione fallimentare sotto tutti i punti di vista, quella di Sousa: Antognoni, pur apprezzando il lavoro svolto sin qui dal portoghese (“è un allenatore moderno, un coordinatore del proprio staff”), è stato costretto a sottolineare come l’annata sia stata rovinata da 3 partite: Borussia Moenchengladbach, Genoa e Torino. Un tris di risultati negativi che ha determinato la fine della corsa europea e il distacco abissale dal quinto posto in classifica.

Il merito più grande di Sousa, al momento, rimane quello di aver consacrato in Serie A una coppia di talenti indiscutibili: Bernardeschi e Chiesa, nati calcisticamente a Firenze ma, forse, presto destinati ad altri lidi. Non è da sottovalutare nemmeno il peso che ha avuto il portoghese nella scelta invernale di Kalinic, a più riprese tentato dalle dorate sirene cinesi, che ha voluto onorare il contratto con la Viola. Luci e ombre, dunque, che in una certa misura alimentano il fascino intorno alla figura di Sousa, ma che d’altra parte fanno aumentare i rimpianti per quello che avrebbe potuto essere e non è stato.

Al di là dell’opinione di Antognoni, è evidente che Paulo Sousa sia un uomo e un allenatore più che dotato. Lo dimostra il campionato svizzero vinto con il Basilea, lo dimostra il titolo israeliano conquistato con il Maccabi Tel Aviv. Tornei certamente meno competitivi della nostra Serie A, ma sfidiamo chiunque a vincere un paio di campionati consecutivi in Paesi diversi e al primo tentativo. Forse, come dice lo stesso ex numero 10 della Fiorentina, il prossimo allenatore che siederà al Franchi sarà italiano. Forse accadrà appena oltre il prossimo 30 giugno. Ancora non è dato di saperlo. Quel che sappiamo è che a Sousa rimangono 9 partite per tentare di cambiare l’opinione di Antognoni, dei Della Valle e dei tifosi. Servirà un miracolo.

 


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