E.League: l’Atalanta è matura, Lazio senza patemi, Milan con il brivido
Di Emanuele SaccardoDopo la buona prova offerta da Juventus, Napoli e Roma in Champions (3 successi su 3), è stato il turno dell’Europa League: Lazio e Milan hanno portato a casa i 3 punti – sebbene con sfumature ben differenti -, l’Atalanta è tornata invece da Lione con un punto in tasca e la consapevolezza di potersela giocare con tutti anche oltre i confini nazionali. Un bilancio più che positivo, dunque, che rilancia ancora di più l’Italia nel ranking Uefa visto che anche le tedesche impegnate ieri sera (Colonia, Hoffenheim ed Hertha Berlino) sono cadute come le ‘colleghe’ di Champions. Le nostre guardano per il momento tutte le altre dall’alto (la Lazio in coabitazione con il Nizza), la Germania invece è ovunque, nella competizione, fanalino di coda.
LIONE – ATALANTA 1-1
Alla vigilia del match del Parc Lyonnais, il capitano dei francesi Nabil Fekir si era espresso così nei confronti di Gomez: “Non so chi sia”. Oggi siamo sicuri che lo abbia scoperto e che quella spavalderia abbia lasciato il posto a una serie di interrogativi. Tipo: questa Atalanta sarà la mina vagante del torneo? Dobbiamo preoccuparci del primo posto nel Gruppo E? La risposta a entrambi i quesiti pare essere un secco “sì”. Dopo un’assenza dai palcoscenici europei durata 26 anni, l’Atalanta si era ripresentata in pompa magna travolgendo all’esordio l’Everton, a Reggio Emilia. Primi segnali di un lavoro cominciato bene da Gasperini nella passata stagione e continuato meglio nonostante le partenze eccellenti di Kessié e Conti.
Ieri, nella tana del Lione semifinalista della scorsa edizione, è arrivata l’ulteriore conferma con una prestazione coraggiosa, senza timori reverenziali. Pure in svantaggio, l’Atalanta non ha mai perso la testa e ha trovato il meritato pareggio grazie al suo uomo di maggior talento, il Papu Gomez. Una punizione beffarda e furba che ha ammutolito lo stadio e zittito – immaginiamo – Fekir, che supponiamo avrà preso nota del nome sulla maglia del giocatore atalantino.
LAZIO – ZULTE WAREGEM 2-0
La Lazio continua a convincere anche fuori dall’Italia. La squadra di Inzaghi, in un Olimpico deserto causa sanzione per gli ululati razzisti di Praga del marzo 2016, porta a casa i 3 punti grazie alle reti di Caicedo (18′) e del solito Immobile (90′), giunto a quota 12 in stagione e imbeccato da Murgia, giovane e sempre più importante perla nella faretra a disposizione del tecnico. Il 2-0 tuttavia non inganni, perché per avere ragione dello Zulte i padroni di casa hanno dovuto soffrire oltre il necessario. Tra i due sigilli dell’attaccante ecuadoregno e dell’ex granata c’è stata di mezzo infatti una gara nella quale la difesa biancoceleste ha ballato parecchio ed è stata tenuta a galla dagli interventi di Strakosha.
Bene comunque, sia per il risultato che per la prestazione nel suo complesso, specie in virtù delle assenze pesanti cui Inzaghi deve continuare a far fronte: all’appello mancano ancora Bastos, Basta, De Vrij, Felipe Anderson e Wallace, e il neo acquisto Nani è appena appena arruolabile. A conti fatti il bis europeo, dopo il successo esterno contro il Vitesse, vale tantissimo ed è un’iniezione ulteriore di ottimismo in casa Lazio. Il definitivo banco di prova sarà lo scontro al vertice del Gruppo K con il Nizza di Balotelli e Sneijder.
MILAN – RIJEKA 3-2
Rispetto alla vittoria della Lazio, sebbene abbia avuto pari importanza, quella del Milan porta in sé due facce. La prima è quella imberbe di Patrick Cutrone che con il sigillo al 94′ ha confermato di essere fondamentale per questo Milan, oltre che allontanare le pesanti nubi post Sampdoria su squadra e allenatore. L’altra faccia della luna milanista è rappresentata dalle quasi inspiegabili amnesie difensive che hanno portato al 2-2 degli ospiti nel giro di 6 minuti a ridosso del 90′.
Croci e delizie per Montella, finito nel mirino di critica e società dopo il brutto k.o. di Genova. Se da un lato ha il merito di saper lavorare molto bene con i giovani, facendoli crescere e dosandoli con saggezza, dall’altro viene spesso tradito da quelle che dovrebbero essere le sue pietre angolari. Un paio di esempi pratici di ieri sera: l’errore individuale di Bonucci a centrocampo che ha dato il via all’azione del 1-2 ospite (con la complicità di un incerto Donnarumma) e quello marchiano di Romagnoli, lento e dilettantesco nel difendere palla in area – ed era in vantaggio sulla sfera – nonché reo del fallo che ha portato al penalty del 2-2. Insomma, c’è ancora da lavorare, ma per fortuna c’è anche Cutrone.
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