I perché della disfatta giallorossa in Champions League

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RomaLa Roma si lecca le ferite. Ferite profonde e difficili da rimarginare nel breve periodo. La banda guidata da Luciano Spalletti incassa un ko pesante e impossibile da digerire. L’eliminazione shock, nel play off di Champions League, avvenuta dinnanzi ai propri tifosi all’ Olimpico, al cospetto di un Porto cinico e organizzato, ha evidenziato una serie di motivi che hanno scaturito questa debacle. Innanzitutto l’approccio psicologico alla gara è stato completamente errato. I giallorossi sono apparsi inizialmente ansiosi e intimoriti della posta in palio ed anche dopo la rete subita, all’8’ minuto da Felipe, non hanno risvegliato l’ardore agonistico insito in loro. La Roma ha palesato evidenti limiti nell’imbastire una reazione credibile, per poi perdere la testa, come in occasione dell’espulsione di De Rossi. Il capitano giallorosso si è reso protagonista di un’entrata con il piede a martello ai danni di Maxi Pereira, lasciando inevitabilmente la squadra in dieci, inanellando, così, la dodicesima espulsione in carriera con la maglia della Roma, record poco invidiabile. Oltre al numero sedici capitolino, ad inizio ripresa si è aggiunto alla lista dei cattivi, anche Emerson Palmieri, artefice di un intervento scriteriato sulla caviglia di un avversario. Espulsione anche per lui, anche se rispetto a De Rossi, abituato a calcare palcoscenici di primissimo livello e a disputare match dall’elevata posta in palio, Emerson probabilmente non rappresenta una freccia determinante nell’arco di Spalletti, in quanto il difensore laterale, proveniente dal Palermo, era una semplice riserva nella squadra rosanero, quindi nel suo caso, non vi sono eccellenti credenziali affinché si punti su di lui, in un match di primissimo piano. Oltre al fattore psicologico, che non ha affatto aiutato la squadra giallorossa, occorre segnalare la prova sconcertante, in difesa, di Bruno Peres e Juan Jesus, apparsi completamente svagati, il cui apporto è risultato profondamente insufficiente, commettendo defiance nel reparto arretrato e lasciando a desiderare in fase di spinta in avanti. Anche Dzeko ha deluso le aspettative. L’attaccante bosniaco sono due anni che vive una preoccupante fase di involuzione. Il calciatore appare amareggiato, deluso e sconfortato, al pari delle sue performance sotto porta. Del Dzeko che impressionava le difese avversarie, con la maglia del Manchester City, nemmeno l’ombra. Ormai è diventato un caso inspiegabile e sarà compito di Spalletti tentare di rigenerare quest’attaccante, prima che venga completamente abbandonato nel dimenticatoio. Per quanto concerne il tecnico di Certaldo, probabilmente la sfida decisiva con il Porto non è stata preparata nel migliore dei modi. Oltre all’aspetto emotivo alquanto rivedibile, non sono state eccellenti alcune mosse a gara in corso. Soprattutto quando ha deciso di sostituire Dzeko inserendo sul rettangolo di gioco un Iturbe con la valigia in mano, pronto a trasferirsi verso un’altra destinazione e relegando in panchina, per gli interi novanta minuti, El Shaarawy, pedina di tutt’altro spessore e peso specifico nello scacchiere tattico. La Roma con questa eliminazione, dice addio, non solo ai sogni di gloria di disputare la Champions, vetrina di lusso e di prestigio, ma abbandona anche la possibilità di incassare i 30 milioni di euro in palio in caso di passaggio del turno, con i quali avrebbe tentato l’affondo per Borja Valero, che a questo punto rimarrà nella sua adorata Firenze. I giallorossi ripartiranno dall’Europa League e da un campionato, dove sarà difficile riannodare il filo con il bel gioco e la convinzione di essere una delle protagoniste più attese. In genere, una prematura uscita nel play off di Champions, lascia scorie pesanti da digerire, così come è accaduto alla Lazio nella passata stagione, oppure al Napoli di Benitez due anni fa. Cagliari sarà la prima tappa per tentare un rilancio necessario al fine di scrollarsi di dosso la sconfitta umiliante di martedì sera con il Porto, per ripartire con slancio e rinnovati obiettivi, evitando che lo sconforto e la delusione ne facciano da padrone.


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