Tim Cup: gagliard-Inter ma non basta, Juve in finale

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Inter-JuventusInter – Juventus 3-0 (and. 0-3, tot. 3-3, 3-5 d.c.r.)

17′ e 82′ rig. Brozovic, 50′ Perisic

La migliore Inter possibile, la peggiore Juventus possibile. Eppure in finale di Coppa Italia ci vanno i bianconeri. Insomma: piove sul bagnato (è il caso di dirlo, vista l’acqua di ieri sera sul cielo di Milano) in casa nerazzurra. Anche quando giri a meraviglia e gli episodi ti dicono bene (palo di Zaza nella ripresa, super parata di Carrizo al 120′), finisce per non bastare. Però, almeno, i tifosi della Beneamata hanno potuto riassaporare l’antica idea della pazza Inter; e per una volta, finalmente, hanno visto quell’intensità che manca da inizio stagione, quel cuore gettato oltre l’ostacolo che qualche volta ribalta i pronostici e fa realizzare imprese semi impossibili. Tipo rimontare 3 reti alla squadra più forte della Serie A.

Ma la “mission impossible” non è riuscita del tutto. Perché il quarto sigillo non è arrivato; perché la beffa giunge ai calci di rigore, cui la Juventus è riuscita ad approdare resistendo nei supplementari. Tutto deciso dal dischetto e da una traversa maligna che sbarra la strada del gol a Palacio. I bianconeri dagli 11 metri sono infallibili e Bonucci, che salterà la finale con il Milan per somma di ammonizioni, regala il biglietto per Roma al colpevole Allegri (poi spiegheremo). Ma partiamo dall’inizio. Meglio: cominciamo con alcuni dati che possono in parte spiegare la serata vibrante, quasi magica, del Meazza. Per l’Inter, s’intende.

Già, perché per la Juve è stata una nottata da incubo. Prima sconfitta dall’8 dicembre scorso (1-0 a Siviglia in Champions), prime reti subite in questa edizione della Coppa Italia. I bianconeri non subivano 3 gol nella stessa gara dalla finale di Coppa Campioni con il Barcellona, in particolare non perdevano con 3 reti di scarto dal gennaio 2011 (3-0 contro il Napoli). Basta questo? No, perché in dettaglio la gara con l’Inter ha detto che i nerazzurri hanno messo in fila 704 passaggi riusciti contro 414 (84,8% a fronte del 74,2% juventino). I tiri in porta sono ancora più impietosi: 20 a 9.

C’è grande merito dell’Inter in certi numeri, ma non mancano gli errori commessi da Allegri e i suoi. Per cominciare, un turnover fin troppo massiccio, con 7 uomini poco avvezzi ai 90 minuti; specialmente in mezzo al campo, dove Hernanes fatica perché non è un interno (condivide la colpa dell’1-0 con Neto, reo di un passaggio suicida), Asamoah ha sì qualità però litiga con acciacchi continui. E poi: Sturaro non è propriamente un leader e Cuadrado è incappato nelle sabbie mobili del terreno pesante. Neto non è Buffon e Rugani è ancora troppo timido. L’alibi del 3-0 dell’andata avrebbe retto soltanto in caso di sconfitta di misura, un 3-0 tanto eclatante spazza via ogni scusa.

Va bene così lo stesso per la Juventus, che potrà difendere il titolo disputando la seconda finale consecutiva di Tim Cup (globalmente la quarta contro il Milan). In parte va bene così anche per l’Inter, vicinissima a un’impresa storica e comunque finalmente rasserenata dalle risposte offerte da Brozovic, Perisic e Kondogbia (almeno fino all’infortunio). Per Mancini note liete anche dalla prova in grassetto di Medel, dalla vena di D’Ambrosio (che aveva da farsi perdonare l’assist a Bonucci di domenica sera) e Santon. Piccoli passi verso una nuova consapevolezza che, adesso più che mai, l’Inter deve ritrovare in campionato: l’ultima spiaggia per salvare una stagione altrimenti disastrosa.

 

 

 


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