Juventus-Real Madrid 2-1: il capolavoro che avvicina Berlino

Di

TevezJuventus – Real Madrid 2-1

9′ Morata (J), 27′ Cristiano Ronaldo (R), 58′ rig. Tevez (J)

La vera festa scudetto si è consumata ieri sera, in una notte di Champions League, la notte più importante per i colori bianconeri. La Juventus, fresca vincitrice del quarto tricolore consecutivo, si è portata a casa – nella sua semi inespugnabile dimora – il primo round della semifinale europea che la oppone ai campioni in carica del Real Madrid. Novanta minuti che in un colpo solo hanno cancellato i dubbi sulla tenuta psicologica di Buffon & C., su quella paura serpeggiante intuita nel doppio confronto con il Monaco nei quarti. Novanta minuti che, al contempo, avvicinano un po’ di più Berlino, teatro della finalissima programmata per il 7 giugno prossimo. La strada che porta all’Olympiastadion, tuttavia, è ancora stretta perché il corridoio rovente del Santiago Bernabeu è lì pronto a soffocare i propositi di gloria della Juventus.

Ma il Real Madrid attuale non è il rullo compressore della passata stagione e di fine 2014. Lo sa bene Ancelotti, che a Torino era sceso con un guardingo 4-4-2 figlio delle defezioni di Modric e Benzema; lo sa bene anche Allegri, riscopertosi in quest’annata stratega di grande spessore, che alla vigilia aveva preparato un impianto tattico perfetto con Sturaro alla prima da titolare in Coppa Campioni: l’ex Genoa ha gamba, qualità e cuore ed è stato determinante per smascherare subito i difetti del centrocampo Blanco. Ramos non è Modric e, quando a turno Sturaro stesso e Marchisio mordevano le caviglie di Kroos, la palla tra i piedi del difensore madridista reinventato midfielder si trasformava in oro per le ripartenze di Tevez. Tanti, troppi errori di Ramos in fase d’impostazione; tanti, tantissimi i palloni recuperati in mezzo da una Juventus apparsa sin da subito di gran lunga più veemente degli ospiti.

Ed è stato proprio da un pallone perso a centrocampo dai Merengues che la Juve ha costruito il primo vantaggio: quasi trenta passaggi di fila, circa un minuto di possesso palla ininterrotto per arrivare ad innescare Tevez (lasciato colpevolmente solo al limite dell’area da Varane) che brucia i guantoni del poco preciso Casillas con un velenoso rasoterra. Sulla respinta corta irrompe Morata che sul filo del fuorigioco insacca da zero metri. Tap-in che fa esplodere lo Juventus Stadium ma che non cambia i lineamenti di Morata, ex della serata. Nessun festeggiamento per lui, non si sa se per rispetto o per concentrazione. Resta il suo timbro che sembra poter far crollare il fragile castello eretto da Ancelotti.

Si sente eccome la mancanza di Modric, si vede eccome la grinta di Chiellini, Bonucci, Vidal, Evra e Lichtsteiner che non permettono a Bale, Ronaldo e Rodriguez di ricamare calcio come da abitudine. Almeno fino al minuto 27, quando un’errata lettura difensiva sulla sinistra manda James al cross da dentro l’area: Buffon è scavalcato, Ronaldo è lì pronto a buttarla dentro di testa dalla linea di porta. Un pareggio che scuote negativamente la Juventus: sono venti minuti di sofferenza nei quali c’è spazio anche per la traversa (sempre da zero metri) di Rodriguez a Buffon battuto. Negli spogliatoi i bianconeri si scrollano di dosso i timori reverenziali e, nella ripresa, partono di nuovo a testa bassa per cercare il gol del 2-1.

Che arriva da un contropiede figlio di uno sciagurato piazzamento madridista dopo un corner a favore: palla in uscita arpionata da Tevez che punta Carvajal, dietro di lui Marcelo arranca e stende Morata; il due contro due diventa uno contro uno a pochi metri da Casillas, Carvajal frana sull’Apache è non ci può essere spazio se non per un rigore solare. Lo stadio esplode di nuovo, Buffon non guarda il tiro dal dischetto (scaramanzia nata proprio nella notte di Berlino del 2006): Carlitos va sicuro dagli undici metri e fulmina centralmente il portiere del Real. Dodici anni dopo l’ultima semifinale della Vecchia Signora, è ancora Real ed è sempre vittoria. Soprattutto, c’è ancora tanta qualità nella faretra bianconera, pronta a caricare l’arco per scoccare la freccia decisiva e sorpassare i Galacticos sull’autostrada che porta in Germania.

Per una sera i galattici sono stati gli uomini di Allegri e Buffon (quest’ultimo straordinario nel primo tempo su conclusione beffarda di Kroos), i due fari dentro e fuori campo. Per una sera almeno, nella lunga attesa del prossimo mercoledì, la Juventus può e deve sognare in grande: la finale non è un miraggio, è obiettivo concreto. Ora più che mai.

 


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