Oddo-Gattuso: sprint promozione di Pescara e Pisa

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GattusoQualcosa della mentalità vincente del Milan che fu, dunque, è sopravvissuta.

Non dalle parti di Via Aldo Rossi, è evidente.

Diciamo più in basso, verso certe periferie dello Stivale; diciamo dalle parti di Pisa e Pescara, dove i condottieri alla guida delle squadre cittadine hanno nomi e cognomi precisi: sotto la torre pendente c’è Gennaro Ivan Gattuso, in riva all’Adriatico Massimo Oddo.

Ex compagni con Diavolo e Nazionale, tanti trofei conquistati insieme (1 Champions League, 1 Supercoppa Uefa, 1 Mondiale per Club, 1 scudetto, 1 Supercoppa Italiana e il Campionato mondiale del 2006 con l’Italia). Caratteri diversi, così come il modo di interpretare il calcio, eppure un minimo comune denominatore: l’incrollabile voglia di vincere attraverso un progetto, per mezzo di un gruppo solido, sotto l’egida del lavoro quotidiano.

Non è un caso che tanto Gattuso quanto Oddo si siano svegliati stamattina con il dolce sapore dell’impresa a portata di mano. Entrambi hanno giocato la gara di andata della finale nei rispettivi play-off di categoria: il Pisa di Ringhio ha superato in casa 4-2 il ben più quotato Foggia di De Zerbi (altro ex Milan, soprattutto delle giovanili), il Pescara invece si è imposto, sempre tra le mura amiche, contro il Trapani grazie a un netto 2-0. Per Gattuso è vicino il traguardo, impensabile a inizio stagione, di un ritorno in Serie B dei toscani. Per gli abruzzesi è a un passo la Serie A, 4 anni dopo il miracolo targato Zeman.

Tanta roba, come si dice, sia per Gattuso che per Oddo. In particolare, l’ex centrocampista del Milan ha realmente costruito un quasi completo miracolo: a inizio agosto 2015, infatti, il tecnico dei nerazzurri era partito con la miseria di 10 giocatori in rosa per via di una nebulosa situazione societaria. Piano piano, sia con l’appianarsi dei conti che con l’arrivo di forze utili al gruppo, Gattuso ha infuso quotidianamente ai suoi quello che lo ha contraddistinto lungo tutta la carriera: grinta. Il simbolo della ‘vita da mediano’, concetto espresso nell’omonimo pezzo di successo di Luciano Ligabue, ha attecchito anche a Piazza dei Miracoli. La cartina tornasole è stata proprio la sfida contro il Foggia: nerazzurri inferiori tecnicamente ma mai domi, sempre pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo, anche dopo aver buttato via il primo doppio vantaggio (da 2-0 a 2-2). Gattuso ha poi messo l’accento sulla sua visione delle cose: “Allo Zaccheria dovremo andare con l’elmetto, non abbiamo ancora fatto niente.”

In parte gli fa eco Massimo Oddo, che prima del match contro i siciliani aveva tuonato: “Non ci adattiamo al Trapani, in campo per vincere.” E vittoria è stata, grazie al talismano Lapadula (30° gol stagionale per Sir William, da tempo nel mirino della Juventus, nessuno come lui nelle seconde divisioni europee) e a Benali. Un risultato propiziato dalla superiorità numerica per l’espulsione di Scozzarella e reso prestigioso non soltanto per la posta in palio, ma anche per la condizione del Trapani: Cosmi ha plasmato una squadra organizzata e fisica, imbattuta per 18 turni fino alla gara dell’Adriatico. E dire che, oltretutto, il black out di mezza stagione aveva fatto temere che il Pescara non sarebbe nemmeno riuscito a centrare i play-off. Quando però a guidarti è uno con la mentalità giusta, che mai ha ceduto alle avversità, che ha sempre puntato sulle proprie idee, è facile credere nei miracoli sportivi.

I verdetti pendono ancora da una bilancia sulla quale mancano 90 minuti, quindi niente celebrazioni per Oddo e Gattuso; solo constatazioni. Esattamente come vogliono loro: si festeggia soltanto alla fine, se c’è qualcosa per cui farlo.

 


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