Svezia-Italia, play-off nel nome di Buffon: missione dalla Russia alla Russia

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Dalla Russia alla Russia (si spera). Vent’anni di Gigi Buffon con la maglia della Nazionale si possono banalmente riassumere così, dall’esordio nel play-off per il Mondiale di Francia ’98 ad un altro spareggio, quello che metterà l’Italia di fronte alla Svezia, per accedere alla fase finale di Russia 2018. Ma è ovvio che i vent’anni di Buffon da numero uno azzurro non si possono descrivere soltanto con questo curioso parallelismo, perché in mezzo ci sono stati 5 campionati del Mondo disputati (nel ’98 da terzo portiere non scese mai in campo), sui quali spicca il successo tedesco del 2006; c’è stato quel primo gettone sotto la neve di Mosca, un battesimo da predestinati con una parata da predestinato; ci sono anche state parentesi cocenti come le ultime deludenti spedizioni di Sudafrica e Brasile, o il rapporto burrascoso, faticoso e avaro di soddisfazioni con gli Europei (finale persa nel 2012, la recente beffa con la Germania in Francia ai rigori, l’infortunio prima della rassegna del 2000, per dirne alcune).

Insomma, là in mezzo c’è stata tanta roba. Com’è normale che sia quando si parla di un’icona dello sport. Una soddisfazione tutta italiana poter dire che questa icona, questo Gigi Buffon, è roba nostra, un patrimonio venuto su a colmare il vuoto lasciato da Zoff (altra leggenda) e che oggi si trova a fare da mentore a un altro Gianluigi, quel Donnarumma che da agosto del prossimo anno ne raccoglierà l’eredità. Una tradizione di estremi difensori che arriva da lontano e, auspichiamo, possa andare ancora più lontano. Per adesso, però, il presente si chiama ancora Buffon e la stretta contingenza fa rima con Svezia, l’ultimo ostacolo per strappare il pass russo.

Da quel lontano 29 ottobre del 1997 al prossimo 10 novembre 2017 corrono vent’anni e spiccioli, un tempo lunghissimo calcisticamente parlando che si azzera con il filo conduttore che lo tiene insieme: la tensione per un appuntamento da dentro o fuori, da non sbagliare. Buffon è l’unico a poter dire “io c’ero”, il solo a sapere come si fa, come si regge quel tipo di pressione. Lui che ci ha sempre messo la faccia, nel bene e nel male; lui che ha fatto della coerenza una delle qualità peculiari di vita e professione, diventa fondamentale nell’avvicinamento alla gara di andata di venerdì sera. Buffon può essere la chiave di volta del match perché questa Nazionale non è, naturalmente, quella di allora. L’ariete Vieri o il bomber Casiraghi (match winner nella gara di ritorno con la Russia), uomini già di spessore ed esperienza, oggi si chiamano Immobile e Zaza; Nesta-Costacurta-Cannavaro-Maldini evocano emozioni legittimamente differenti da Barzagli-Bonucci-Chiellini: altre qualità, altri percorsi. Un numero uno di 39 anni con certi bagagli appresso, può diventare determinante.

 


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