Quarti Champions: Mou e Ancelotti, il fattore “C” vale le simifinali

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Esultanza-MourinhoChelsea-Psg 2-0 (and. 1-3, tot. 3-3 – passa Chelsea per maggior numero di reti in trasferta)

32′ Schürrle, 87′ Demba Ba

Borussia Dortmund-Real Madrid 2-0 (and. 0-3, tot. 2-3)

24′ e 37′ Reus

Nella vita e in ogni sua diramazione, calcio incluso, ci vuole anche la fortuna. Sembra un concetto banale, forse lo è davvero, ma quando accade che il fato si presenta a farti l’occhiolino, è l’attimo in cui comprendi che può essere la volta giusta. O, semplicemente, che la buona sorte ha deciso di aiutare gli audaci (altro luogo comune ma spesso certificato).

Mourinho e Ancelotti, nella serata dei quarti di ritorno di Champions League, hanno tratto beneficio dal fattore “C”, l’espressione più simpatica e irriverente sinonimo di fondo schiena. Il portoghese, tra i due, è stato l’intrepido: partiva dal 3-1 a favore del Psg, covava una sottile speranza per quella rete di Hazard su rigore – in trasferta – che teneva socchiusa la porta delle semifinali. Ma serviva una prova di carattere e orgoglio tra le mura amiche dello Stamford Bridge, era necessario gettare il cuore oltre l’ostacolo e sperare che la fortuna tifasse per i Blues.

L’idea che potesse essere la notte giusta per un’impresa da ricordare si materializza poco dopo la mezz’ora, quando Schürrle fulmina Sirugu sugli sviluppi di un calcio d’angolo. La punta tedesca era subentrata da nemmeno venti minuti per rimpiazzare l’infortunato Hazard e, questo, è apparso come un segnale del dio del calcio, un dio che ama aiutare i Generali stile Mourinho. Dopo un doppio legno colpito dallo stesso Schürrle e da Oscar, l’atmosfera rovente di Londra pare poter essere raffreddata dai contropiede francesi e dal tentativo di Blanc di addormentare la partita – il Psg è orfano di Ibrahimovic e Cavani non gira come dovrebbe. Ma ad una manciata di minuti dal termine, ecco spuntare Demba Ba (altro subentrante dalla panchina), terza scelta di Mourinho e primo a prendersi i titoloni sui tabloid inglesi; è lui infatti a piazzare la zampata del 2-0 che ribalta il risultato e spedisce in semifinale Mou & C.

Lo stesso Mourinho si fa quaranta metri di scatto in 12 secondi (può fare di meglio, come dice lui stesso sorridendo nel post partita) ma non per esultare con i suoi, bensì con lo scopo di dare le ultime e fondamentali indicazioni a Torres, Eto’o e Ba. Sì, l’allenatore vincente, il tattico-psicologo si vede soprattutto in certi frangenti: l’intrepido Special One finisce la gara con quattro punte e la sorte gli sorride, e per continuare a ingraziarsi il dio del pallone bisogna essere intelligenti fino all’ultimo secondo. Per i Blues non è certo nuova una rimonta in Champions (lo ricorda il Napoli, vittorioso al San Paolo per 3-1 e sconfitto al ritorno 1-4), eppure l’impresa di Mourinho suona decisamente più epica: due riserve che, al momento opportuno, gli fanno vincere la partita. Il fattore “C”, appunto.

Lo stesso fattore aiuta anche Carlo Ancelotti, forte del 3-0 di Madrid ma memore di brutte sorprese in campo europeo, maturate nella sua lunga e vincente carriera: alla guida del Milan, oltre alla sciagurata finale di Istanbul, nel 2004 subì una clamorosa rimonta dal Deportivo La Coruna nei quarti (4-1 a San Siro e 0-4 in Spagna); ma, soprattutto, è il ricordo della semifinale di  Coppa Uefa del 2002 a tormentare Don Carlo. Proprio contro il Borussia Dortmund il suo Diavolo venne eliminato con un secco 4-0, cui seguì l’inutile 3-1 per i rossoneri nel match di ritorno.

Statistiche, precedenti, auspici. E senza Cristiano Ronaldo, fermo a soffrire in panchina e ancora non al top, di fronte al muro giallonero del Westfalen Stadion, contro la terribile armata di ragazzini di Klopp, tutto può accadere. Così è: due errori da dilettanti del centrocampo e della difesa blanca aprono la strada a Marco Reus, che con la sua doppietta incendia l’ambiente e tiene vivo il sogno di una clamorosa pagina epica del pallone. Quando il Real sembra poter capitolare (prova davvero sottotono per le Merengues), spunta la buona sorte nel momento in cui Mxit’aryan centra il palo a porta vuota, dopo aver saltato Casillas. Qui, forse, Ancelotti ha capito che una stella grande così aveva già illuminato la strada verso il passaggio del turno dei suoi. A legittimarne il fulgore ci ha pensato poi lo stesso Casillas, autore di tre interventi fondamentali per scongiurare il peggio. Il sogno della Decima può continuare.


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