Spalletti: “Fischi a Donnarumma? Zitti, siamo privilegiati…”
Di Alessandro LugliConferenza stampa di Luciano Spalletti. Dalla sala stampa di San Siro il ct dell’Italia commenta la partita contro l’Ucraina.
“Mi porto dietro da questi giorni tutti ciò che è successo. Certo, quando poi c’è il risultato a tutti i costi diventa più difficile da gestire ma noi si vuol giocare partite con questa pressione qui. Poi magari per qualcosa di più importante, non per la qualificazione, ma sono queste partite qui e queste tensioni qui che ti danno la misura di che uomo sei. Ormai è un calcio così con la montagna del risultato a tutti i costi da perforare. Dobbiamo dimostrare che calciatori e che uomini siamo, a chi ci guarda ma soprattutto a noi stessi”.
La squadra stasera ha giocato e s’è mossa bene in campo
“Vero però quando poi si decide di cambiare, di fare un calcio più moderno, rischi qualche volta di rimanere con spazi un po’ più larghi. Loro dopo il 2-0 giocavano sulla riconquista palla e sul due contro due. Ci hanno creato problemi in due situazioni e nella ripresa Di Lorenzo è stato bravo a giocare più stretto. Con tutte le ipotetiche palle gol create, però, la partita andava chiusa prima altrimenti poi si arriva col fiato sul collo. Nel primo tempo ci sono state 8-10 riaggressioni sulla palla persa che fanno la differenza perché tolgono fiducia all’avversario, coinvolgono lo stadio e danno sicurezza”.
Emotivamente può tirare le somme sulle differenze tra il calcio del campionato e quello della Nazionale?
“Bisogna essere bravi a fare delle sintesi, però poi bisogna credere che ci si può mettere ugualmente qualcosa di nostro. Questo fatto di gestione, che non puoi fare l’allenatore, è un qualcosa che non trova riscontro nella mia realtà. Il tempo va usato bene, devi fare una ricerca ben precisa delle cose da dire e non si può andare a intasare la testa e la libertà dei calciatori, non gli si toglie niente ma un po’ di organizzazione va data e i video diventano fondamentali perché coi video si può lavorare anche a distanza. Spesso noi si racconta un calcio differente da quello attuale, ora i calciatori vengono al campo e vogliono essere pronti, vogliono essere allenati e partecipare. Non è vero che si vanno a rifare le stesse cose di 20 anni fa, quello era un altro calcio. Ora vengono, si preparano e vogliono sentirsi dire cose in cui si riconoscono e credono. Bisogna indicare dove bisogna andare, sono loro che lo chiedono. E poi il tempo va usato bene, è la cosa più importante che abbiamo. Il tempo è la cosa più importante di tutte, quando vuoi bene a qualcosa gli devi regalare il tuo tempo e noi dobbiamo dedicare tutto il nostro tempo alla Nazionale, anche se sono solo dieci giorni”.
Qual è la sua posizione sui fischi a Donnarumma?
“Ne abbiamo parlato ieri… Vedere un ragazzo a cui viene donato questo talento e a volte ne fa un uso improprio è un qualcosa da attenzionare, perché altrimenti la gente ha questa vogliettina di aspettarti al varco. Siamo privilegiati, se fischiano è perché non ci siamo meritati gli applausi. Uno nella personalità che ha non va a reagire mai: a volte si può reagire con gli atteggiamenti, altre volte con le parole. Altre volte ancora si sta zitti e si va a lavorare ancora meglio. Probabilmente se ci hanno fischiato hanno anche visto qualcosa che non va bene. Si fa quelli che sono umili perché c’è stata data una possibilità che tutti vorrebbero vivere, ma non possono. E non mi stanno bene quelli che poi reagiscono sui social con delle frasettine. Noi abbiamo il dovere di comportarci come professionisti, non come bambini viziati. Si sta zitti”.
Come s’è trovato su questa panchina? Qual è l’immagine che si porta a casa?
“Mi ci sono trovato benissimo, per me è una roba incredibile. Mi sembra di essere in Paradiso, tutto avvolto dall’azzurro. Mi porto dietro con grande piacere l’attenzione dei calciatori, dal primo momento che li ho incontrati ho visto una partecipazione totale. Ho visto tutte quelle cose che abbiamo richiesto. Poi tutti abbiamo anche delle difficoltà, ma ci sono anche degli obblighi. E gli obblighi li dobbiamo assorbire e mettere in pratica. Dobbiamo saper reagire nelle difficoltà: l’Italia dei mitici ci ha fatto vedere che anche quando aveva grandi giocatori era figlia soprattutto di un gruppo unito. E su questo non si può sbagliare: mi porto dietro la disponibilità di tutti i giocatori e bisogna stare attenti a fare le convocazioni perché poi quando lo lasci fuori gli fai del male. Noi lavoriamo con un progetto, il presidente stesso lo vuol vedere e ci vuole indicare un progetto. Bisognerà mettere ulteriori puntini sulle i”.
Sabato abbiamo visto una Nazionale con Immobile, stasera un’altra Nazionale con Raspadori. Perché stasera Immobile non c’era?
“E ce ne sono anche altri fuori, come Scamacca o come Kean. Staremo attenti a sbagliare il meno possibile e staremo ancora più attenti. Abbiamo fatto tutti la nostra parte stasera, oggi chi aveva già giocato ha sofferto più degli altri perché il campo di Skopje ha lasciato a tutti i calciatori delle scorie e dei veleni nelle gambe”.
E’ più difficile non convocare un giocatore o mandarlo in tribuna?
“Più difficile mandarlo in tribuna. Ci sono dei ruoli però che sono particolari, tipo il centrale difensivo. Ne va portato uno in più, così come va portato un centravanti in più. Mi è piaciuto come è arrivato Orsolini. Berardi, ad esempio, aveva appena giocato un’amichevole e aveva un po’ di problemini. Si può tentare di fare al contrario: invece di convocarne tantissimi se ne convoca meno e si allertano 7-8 che verranno chiamati dovesse succedere qualcosa. E’ un’idea”.
Stasera è nata la tua Nazionale?
“La Nazionale è sempre di tutti. In Federazione ho trovato gente perfetta che lavora lì e ha dato un contributo notevole”.
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