Allegri-Zidane, sfida a distanza: campionato, Champions e filosofia

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Allegri e Zidane, così diversi eppure così simili. Il livornese, venuto su con la sana e vecchia gavetta, e il berbero dagli occhi di ghiaccio, raccomandato di lusso di Florentino Perez (ma parecchio vincente), si affronteranno tra poco più di un paio di settimane a Cardiff per la finale di Champions League. La tappa gallese sarà l’epilogo, il punto più alto e nobile, dello scontro fra due filosofie di calcio – forse di vita -: il pragmatismo del francese contro l’intuito dell’allenatore juventino.

Nel mezzo, a distanza, storie di calcio simili. Juventus e Real Madrid sono padrone del proprio destino in Serie A e nella Liga: la Vecchia Signora ha fallito il primo vero match point nello scontro diretto perso con la Roma, i Blancos questa sera recupereranno la gara contro il Celta Vigo (rinviata il 4 febbraio scorso per danni alla copertura dello stadio Bailados, ndr). Allegri e Zidane hanno il potere di indirizzare il proprio cammino: con il Crotone, domenica prossima, alla Juve servirà l’ultimo sforzo per la certezza del sesto scudetto consecutivo, mentre il Real può portarsi oggi a +3 sul Barcellona e preparare l’assalto al Malaga dell’ultimo turno.

Mentre i Merengues puntano al double (titolo spagnolo-Champions), per la banda di Allegri proprio questa sera c’è la prima tappa verso il Triplete: la finale di Tim Cup. Altro punto in comune tra Allegri e Zidane è la certezza che saranno tre finali a marcare il confine tra una stagione fallimentare o di successo. Per Max tutto questo fa rima con Lazio (Coppa Italia), Crotone (Serie A) e Real (Champions); per i madrileni due delle tre gare decisive riguardano la Liga. Ma poco importa: ai due tecnici, simboli anche mediatici di due tra i Club più prestigiosi e vincenti del pianeta, si chiede il massimo su ogni fronte. Ed è quando si arriva al dunque che si capisce chi ha la stoffa del vincente.

Sia Allegri che Zidane hanno già abbondantemente dimostrato di possederla. Il primo, arrivato a Torino tra scetticismo e critiche dopo l’addio inaspettato di Conte, ha saputo dare continuità e, complice un mercato sempre più importante, fare il salto di qualità europeo. Il secondo, a detta dei bene informati ‘cocco’ presidenziale, ha raccolto la disastrosa eredità di Benitez arrivando a tre titoli in un anno e mezzo, con la seconda finale di Coppa Campioni guadagnata. Mica robetta.

Dunque lo scetticismo che ha in qualche modo fatto da apripista ai due tecnici, è stato pian piano sostituito dai risultati e dalla capacità della coppia di fare la differenza nello spogliatoio: Zidane ha tenuto a bada 25 galli nello stesso pollaio, non inventando nulla a livello tattico, certo, ma facendo da collante attraverso leadership e carisma; Allegri ha sempre avuto il sostegno della società (esempio massimo l’esclusione di Bonucci contro il Porto) e si è spesso fatto guidare dall’istinto. Nel 2014 Max ebbe a dire: “Non sono un maniaco degli schemi, ma un estroso: non posso stare ventiquattr’ore di fila a cercare una soluzione, devo aspettare che arrivi l’ispirazione e il più delle volte capita quando non ci penso: capita che di notte cambi la formazione che avevo deciso, per esempio. La realtà è che si vive di sensazioni.” Esattamente ciò che è accaduto in questa stagione con il passaggio al 4-2-3-1.

Se da giocatore Allegri non ha avuto la ribalta del collega transalpino (Max toccò il punto più alto a Cagliari nel 1994 con la semifinale di Coppa Uefa), ha compensato con quello che sta facendo a Torino. Dopo lo scudetto in rossonero e i due già archiviati con la Juventus, potrebbe fare la storia con il sesto tricolore e la terza Coppa Italia consecutivi e riportando la Champions a Torino dopo più di vent’anni. Zidane, che in questi giorni ha festeggiato il quindicesimo anniversario dalla rete capolavoro contro il Leverkusen nella finale del 2002, qualche record lo ha già polverizzato anche da tecnico: miglior striscia di vittorie consecutive nella storia della Liga; miglior striscia di imbattibilità in Spagna; miglior striscia di partite col Real Madrid in gol (61, un record che reggeva dal 1928). E se dovesse vincere la seconda Coppa Campioni di fila, salirebbe sul trono di Arrigo Sacchi.


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