Il punto sul ritorno di Xavi al Barcellona

Di
Barcellona

Per anni è stato il metronomo del centrocampo blaugrana, il classico allenatore in campo che faceva girare la squadra dettando tempi, ritmo e precisione.

Profeta in patria, è tornato a novembre per occupare una delle panchine più scottanti d’Europa in un momento difficilissimo per il Barcellona, quando il piano per il ritorno, se un piano c’era, sarebbe stato di riaffacciarsi alla fine della stagione senza ereditarne una parzialmente compromessa, e chiudere con calma l’avventura con l’Al-Sadd.

Obiettivo: la qualificazione in Champions. E con la Liga compromessa già nell’ultima parte del 2021, resta comunque una possibile ciliegina, il successo in Europa League. La classifica del campionato spagnolo per ora non si è ancora aggiustata e non basta un allenatore tra i più vincenti quando aveva il pallone tra i piedi per aggiustare una squadra che da almeno 3 anni cerca di capire come ricostruirsi. Messi non funge più da foglia di fico di un progetto incompleto e senza un’anima precisa e Xavi non può risolvere in tre mesi problemi strutturali ben oltre la guida in panchina.

Le quote calcio oggi per la vincente di Europa League danno il Barcellona sul secondo gradino del podio delle favorite insieme a un’altra spagnola, il Siviglia, superate tutte e due dal Borussia Dortmund in testa. Il pareggio in casa contro il Napoli, raggiunto grazie a un rigore a favore dei blaugrana nel secondo tempo, ha lasciato intatte le possibilità di passaggio turno per i ragazzi di Xavi, che si giocheranno tutto al ritorno dei play-off, il 24 febbraio a Napoli.

Il mercato di gennaio ha migliorato un po’ il tiro, ma siamo lontanissimi dal gioco spumeggiante che lo stesso allenatore ha praticato per gran parte della sua carriera.

Tutto l’ambiente si augura di arrivare all’estate con in tasca la qualificazione per la prossima Champions. Ogni progetto per il futuro passa da questo e da un profondo intervento di mercato in uscita, e soprattutto in entrata, per procurare piedi migliori di quelli attuali. Forse non tornerà il tiki-taka, ma anche per smistare e verticalizzare velocemente servono caratteristiche diverse da quelle che ora passa il convento blaugrana, che ha investito tanto con il prestito da Siviglia di un centravanti come De Jong, non esattamente uno di quelli dal tocco raffinato.

Sarà un lavoro lungo e la sua riuscita è legata al tempo a disposizione per far penetrare i fondamentali in una rosa che sembra ancora spezzata in due tra vecchie glorie e nuovi innesti. Finora la fusione non è riuscita a nessuno, ci riuscirà “il professore”?


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