Napoli inarrestabile, Lazio in ripresa, Fiorentina a terra

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ranking-uefaDue squadre in paradiso, una all’inferno. In sintesi è quello che emerge dopo la serata di Europa League, nella quale erano impegnate Napoli, Lazio e Fiorentina. Chi bussa alle porte dei sedicesimi di finale sono partenopei e biancocelesti; mentre la Viola, ora, deve fare da vicino i conti con l’ultimo posto nel girone.

Giovedì sera agrodolce, dunque, per il pallone di casa nostra. Per Sarri e il suo inarrestabile Napoli non c’è del marcio in Danimarca, anzi, quasi solo applausi. Quasi, perché contro il Midtjylland gli azzurri partono con il freno a mano tirato, in parte per la girandola del turnover (tante le seconde linee, ma non ditelo a De Laurentiis), in parte perché il Napoli ha un difetto. Se non sta sempre “sul pezzo” e rallenta il battito cardiaco, infatti, si smarrisce.

Così deve passare un quarto di gara prima che Callejon accenda la luce: su assist al bacio di Koulibaly, lo spagnolo inventa un gol da almanacco; cui va aggiunta la successiva doppietta del redivivo Gabbiadini, che in spaccata e con un sontuoso pallonetto mette in ghiaccio il match. Pusic prova a far rientrare i danesi con l’1-3, ma Higuain nel finale cala il poker del Napoli. Il perfezionista Sarri si lamenta della cattiva gestione di gioco nella ripresa, però il suo Napoli incanta e allunga le mani sulla qualificazione: primo posto nel Gruppo D a punteggio pieno e testa carica in vista del Chievo.

Comando del proprio raggruppamento che riguarda anche la Lazio di Pioli: dopo il sofferto successo sui norvegesi del Rosenborg (ormai prossimi alla vittoria del titolo in patria), infatti, i biancocelesti sono in vetta al Girone G con 7 punti. Come accennato, si soffre all’Olimpico: dopo appena 6′ i padroni di casa si ritrovano in dieci per la sciagurata espulsione di Mauricio. Ben 84′ più recupero da giocare in inferiorità numerica e contro un avversario ostico, per nulla intimorito.

Ma la Lazio non è quella di Sassuolo, lo dimostra soprattutto il “ripiego” Matri, autore della rete del vantaggio, dell’assist a Felipe Anderson per il 2-0 e, in generale, di una prova monstre in fatto di cuore e sacrificio. C’è sì qualche brivido per Berisha, come il gol del momentaneo 2-1 firmato da Soderlund; ma quando uno come Candreva gira a pieno regime, si può stare tranquilli: non è un caso che il rigore del definitivo 3-1 porti la sua griffe (l’esterno di Pioli prima sbaglia il penalty e poi ribatte lesto in rete sulla respinta centrale del portiere). Nel recupero c’è gloria anche per il Numero Uno della Lazio, a incorniciare una serata di riscatto: il tiro dal dischetto parato a Soderlund regala a Berisha preziosi punti alla voce “autostima”.

Autostima che, al contrario, ha perso un po’ per strada la Fiorentina – almeno quando si parla di gare europee. I gigliati sono usciti dal Franchi a testa bassa: terza sconfitta consecutiva in Europa League (Siviglia nella scorsa stagione, quest’anno Basilea e, ieri, Lech Poznan) e ultimo posto nel Gruppo I. Contro i polacchi Sousa ha stentato a riconoscere i suoi: male, perché queste sono le partite nelle quali chi gioca meno deve necessariamente mettere in difficoltà il proprio tecnico a colpi di prestazioni convincenti. E invece i vari Babacar, Suarez, Verdù e Mati Fernandez hanno fatto rimpiangere i titolari.

Tanti gli errori in fase di impostazione, troppe le incomprensioni in tutti i reparti. La manovra della Fiorentina ne è uscita quindi poco lucida, slegata, per nulla parente di quella ammirata al San Paolo contro il Napoli. Il Poznan, ultimo nel suo campionato dopo 12 gare, e con 21 reti subite tra Polonia ed Europa, capisce in fretta di poter approfittare della serata no della Viola. E, nella ripresa, i conti tornano a favore degli ospiti: prima Kownacky e poi Gajos puniscono Sepe per un incredibile 0-2. A poco servono le urla e il disappunto di Sousa, a pochissimo giova la rete della bandiera di Giuseppe Rossi, che al 90′ riapre virtualmente il match con un tap-in dall’area piccola. la nota positiva resta soltanto la prestazione di Pepito, ben lontano dall’essere al 100% ma in grado di giocare per una partita intera, impreziosendola nel finale (com’era accaduto contro il Belenenses) con una rete. Risalire la china, ora, per la Fiorentina sarà un’impresa. Obbligatoria, aggiungiamo, ancorché difficile.

 


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