Semifinali Champions: Guardiola va in “blanco”, sollievo Real

Di

Real Madrid – Bayern Monaco 1-0

19′ Benzema

Perché il calcio non sembra seguire alcuna logica; perché è un mistero spesso burlesco, che pare voler prendere in giro o tenere con il fiato sospeso, a seconda dell’umore degli Déi pallonari; perché, parafrasando una canzone, fai un gran bel gioco però gli altri salgono e segnano alla prima occasione utile.

Ecco, questo è stato Real Madrid contro Bayern Monaco, la seconda semifinale Champions 2014: un enigma che ha rispettato in pieno le parole di quella canzone. Un rebus del calcio che tuttavia ha tradito in parte le aspettative della vigilia, perché la prima assoluta tra Ancelotti e Guardiola (prima assoluta anche tra due tecnici ad aver conquistato la Coppa Campioni sia da giocatore che da allenatore) non è stata così spettacolare come ci si poteva attendere. Nonostante i 14 trofei distribuiti nelle due bacheche – 9 Blancos, 5 al Bayern -, a dispetto delle 25 semifinali disputate dal Real e le 16 giocate dai tedeschi, malgrado i 276 gol messi a segno in stagione dalle super contendenti, le occasioni da rete sono state pochine.

Il primo quarto d’ora promette bene: Bayern tambureggiante, Real costretto a mettere il pullman in area di rigore per arginare la prima delle tempeste bavaresi di giornata. Ma al di là del “tiki taken” catalano-teutonico, la squadra di Guardiola non riesce a sfondare, a creare grattacapi al portiere di notte Casillas. Anzi, al primo affondo, il destino beffardo punisce i campioni in carica: Cristiano Ronaldo innesca in verticale Coentrao che, dalla sinistra, apparecchia la tavola per il puntuale piedone di Benzema, furbo a togliersi dalla marcatura di Boateng (a sua volta ingenuo nel farsi attrarre troppo dal pallone) e a spingere in rete quello che sarà il sigillo della serata.

Il Bayern sbanda giusto il tempo di un battito di ciglia, dentro il quale Ronaldo e Di Maria si divorano il secondo e il terzo gol, poi riprende a schiacciare le Merengues nella propria trequarti campo; eppure ciò che Guardiola cava fuori dal primo tempo è soltanto uno sterile possesso palla, percentuali da capogiro ma inutili ai fini del punteggio. Robben le prova tutte, Ribery è un fantasma, il sornione e navigatissimo Ancelotti puntella e richiama, coordina e resiste. Con sapienza lascia che le sfuriate ospiti si plachino, che la miglior condizione atletica sorrida ai suoi uomini (esclusi CR7 e Bale, costretti ad una staffetta per la precarietà fisica di entrambi), quindi alza il baricentro provando ad interrompere il pressing altissimo delle punte tedesche.

Il piano ha successo, il Real gioca meglio nella ripresa ma, paradossalmente, rischia di fare la fine degli avversari nella prima frazione. Come l’attesa dell’acuto di un soprano mantiene il fiato dell’ascoltatore a mezz’asta, così il salotto del Bernabeu manca qualche battito cardiaco perché il pareggio sembra aleggiare sulla notte madrilena; soltanto un reattivo Casillas è in grado di tenere la porta inviolata dagli attacchi veementi di Götze e compagni. Al termine dei novanta minuti Ancelotti, stringendo la mano di Guardiola, tira un sospirone di sollievo: il primo round è andato a suo favore, però lo sguardo del tecnico catalano lascia intendere che martedì prossimo, all’Allianz Arena, sarà tutta un’altra musica.

La cabala sussurra che il Real Madrid non arriva in finale dal 15 maggio 2002, data anche dell’ultimo successo continentale; dice che le ultime quattro semifinali consecutive le sono state fatali, una proprio contro il Bayern. Don Carlo, però, è uomo navigato: a Monaco porterà uno spartito in “blanco” con il quale provare a scrivere l’ouverture alla “Decima Sinfonia”.

 


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