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Trionfo Juventus in Coppa Italia: 4-0 al Milan nella finale di Roma. Doppietta di Benatia, gol di Douglas Costa, poi l´autogol di Kalinic. Per i bianconeri – che domenica festeggeranno anche il settimo scudetto consecutivo – si tratta della quarta doppietta di fila campionato-Coppa Italia. Un record. “Una gara straordinaria dei ragazzi – dice Allegri – vittoria meritata. Quando giochiamo seriamente è dura per tutti”.

 

Bel primo tempo, poi il Milan – nella ripresa – travolto dalla Juventus nella finale di Coppa Italia. Decisive le incertezze tra i pali del portiere Donnarumma, rincuorato a fine gara da Buffon. “Risultato che non rispecchia la nostra prestazione, ma il calcio è così – dice Gattuso – mi spiace molto per i tifosi”.

 

 

La sconfitta del Milan in Coppa Italia rende ancora più accesa la lotta per l´Europa nelle ultime due giornate. Crotone-Lazio, Inter-Sassuolo e Roma-Juventus domenica diranno molto nella corsa Champions. Tutto riaperto in zona Europa League, dove il settimo posto varrà per l´accesso ai preliminari: il Milan deve guardarsi dagli scontri diretti con Atalanta e Fiorentina. Che rischi in zona salvezza per il Cagliari, impegnato proprio con viola e bergamaschi nelle ultime due domeniche del campionato.

 

I club di serie A in ansia dopo la sospensione del bando degli spagnoli di MediaPro – deciso dal tribunale di Milano dopo il ricorso di Sky – sui diritti tv dal 2018 al 2021. Per ora non è ancora assicurato il miliardo di euro che parevano garantire gli spagnoli. Intanto il candidato forte per la presidenza della Figc è Giancarlo Abete, caldeggiato da Lega Pro, Lega Dilettanti, calciatori ed arbitri.

 

 

Il Chelsea di Antonio Conte non va oltre l´1-1 nel recupero di campionato, in Premier League, contro l´Huddersfield (un gol di Alonso evita la sconfitta) e resta al quinto posto. Sale in terza posizione il Tottenham, che batte il Newcastle grazie ad un gol di Kane. Pericolo scampato per il Liverpool che – aspettando la finale di Champions – resta al quarto posto. Intanto il Real Madrid perde 3-2 a Siviglia, mentre il Barcellona stende 5-1 il Villareal.

 

Nel ciclismo, il Giro d´Italia affronta la tappa da Caltanissetta all´Etna, col primo arrivo in salita. Maglia rosa ancora sulle spalle di Rohan Dennis, con un secondo di vantaggio su Dumoulin. Ieri a Santa Ninfa la vittoria di Battaglin. Nel basket si chiude la regular season in serie A. Venezia batte Milano ed è la capolista in vista dei play off, retrocede Capo d´Orlando. Gli accoppiamenti dei quarti: Venezia-Cremona, Avellino-Trento, Milano-Cantù e Brescia-Varese.

 

Chiudere il campionato stabilendo il record di punti per il Napoli. È questo l’unico obiettivo a cui è votato in questi giorni Maurizio Sarri. Altro che piani futuri, l’allenatore toscano prosegue con i suoi ritmi di lavoro come se niente fosse, e quindi gli interessano solo le prossime sfide con Sampdoria e Crotone. Il presidente Aurelio De Laurentiis ha fretta di incontrarlo per decidere una volta e per tutte la strada da intraprendere e per stabilire soprattutto se debba trattarsi di un cammino comune o da separati. Il tecnico toscano, invece, non sembra disponibile a concedere appuntamenti prima che sia finito il campionato.

Sarri ieri ha radunato la squadra, come fa tutti i mercoledì dall’inizio della stagione, sia la mattina che il pomeriggio per due sedute. In mattinata una particolare attenzione è stata prestata alle ripetizioni tattiche degli schemi da parte dei difensori, nel pomeriggio poi è stato il turno di centrocampo e attaccanti. Insomma non è cambiato niente per il timoniere azzurro, secondo Radiomercato in procinto di trasferirsi su una panchina estera. Da che cosa dipende questa presa di posizione, forse strategica? Sarri potrebbe essere in attesa di una chiamata da parte di qualche società europea disposta a ingaggiarlo pagando la clausola rescissoria di otto milioni dovuta al Napoli. Alla sua volontà di cambiare aria, al momento non si accompagnerebbero richieste concrete. E allora il tecnico toscano vorrebbe portare quanto più in là è possibile l’incontro con il patron, qualche giorno fa piuttosto critico verso il suo allenatore e la gestione della rosa, perché senza offerte in tasca arriverebbe all’appuntamento in una posizione di debolezza.

La clausola che lega Sarri al club partenopeo, come è noto, ha una scadenza precisa, il 31 maggio. Fino a quel giorno è possibile strappare l’allenatore al Napoli anche contro la volontà del presidente, semplicemente versando quanto dovuto. Dall’1 giugno in poi De Laurentiis potrebbe decidere in autonomia perché l’allenatore ha altri due anni di contratto. L’altra ipotesi è che Sarri non sia del tutto convinto di lasciare incompiuto il ‘capolavoro’ che in tre anni ha fatto all’ombra del Vesuvio. Il suo sogno sarebbe quello di andare via solo dopo aver vinto lo scudetto. Per farlo, però, c’è bisogno dell’impegno economico della società per il rafforzamento della rosa. E su questo Sarri attenderebbe garanzie. Quel che è certo è che alla permanenza eventuale dell’allenatore è legata anche la possibilità o meno che un gruppo di giocatori ‘fedelissimì lascino la squadra. Hysaj, Albiol, Callejon, Jorginho e Mertens sono i principali indiziati. Insomma tutto è fermo in attesa del fatidico faccia a faccia. E tutta Napoli, ma anche il popolo di tifosi nell’intera Penisola, freme in attesa di conoscere chi sarà l’allenatore il prossimo anno.

 

Il portiere dello Sporting Lisbona, ha messo d’accordo tutti (De Laurentiis, Giuntoli, Chiavelli e Sarri), e secondo quanto riporta il Corriere dello Sport la trattativa sarebbe alle fasi finali. Nonostante l’interessamento del Wolverhampton per l’estremo difensore portoghese, il Napoli ha già un “patto” con lui, favorito dai rapporti di assoluta amicizia con Jorge Mendes. In più gli è stato assicurato un quinquennale da due milioni netti. Adesso però, bisognerà trovare l’accordo con lo Sporting. Tra domanda e offerta ci sono un bel po’ di milioni di differenza: i lusitani chiedono più di 20 milioni di euro.

Fabio Parisi a Radio Kiss Kiss parla invece di Leno: “Non è detto che Leno resterà in Germania. Sappiamo bene che ci sono delle difficoltà per questioni di contrattualistica che il Napoli impone ai suoi tesserati, ma stiamo lavorando sui problemi. Non è vero che non interessa più al Napoli, ma se le condizioni non cambieranno la vedo difficile. Le parti però, possono avvicinarsi e capire se la fattibilità dell’operazione esiste ancora. Questi ostacoli per arrivare a Leno erano già noti e non sono eliminabili in maniera semplicistica perché i contratti di immagini coinvolgono più parti. Leno è interessato al Napoli, noi latini nei meandri delle trattative ci muoviamo con una certa agilità mentre con i tedeschi bisogna avere più tempo. L’operazione non è tramontata, ci sono problemi, ma c’è ancora una possibilità e lavoriamo per risolvere i problemi”

 

“Attualmente gioco al Pro Piacenza e ci siamo salvati”. Cosi’ Jonathan Aspas, fratello di Iago, bandiera del Celta Vigo. “Ha tante fidanzate dietro calcisticamente parlando, poi il mercato per colpa dei cinesi si e’ alzato tantissimo e la clausola di 40 milioni di mio fratello non sembra neanche una cifra elevata – spiega ai microfoni di Radio Crc . Al Celta Vigo si trova molto bene, e’ come il Totti della Roma ma questo non vuol dire che non verrebbe a Napoli anche perche’ adesso ha in testa solo il Mondiale. Mio fratello ha 30 anni, non e’ neanche piu’ tanto giovane e prima di spendere 40 milioni i club giustamente ci pensano. Iago e’ la bandiera del Celta Vigo e i dirigenti non so se lo venderanno per una cifra inferiore alla clausola anche perche’ poi dovrebbero giustificare la sua cessione ai tifosi, ma nel calcio tutto puo’ accadere”.

 

 

Terzo a Caltagirone, Enrico Battaglin questa volta ce l’ha fatta. Il 29enne della Lotto NL ha vinto la quinta tappa del Giro d’Italia, la seconda in Sicilia, la Agrigento-Santa Ninfa di 153.0 km. L’australiano Rohan Dennis della BMC ha conservato la maglia rosa alla vigilia dell’arrivo sull’Etna, una salita mai affrontata in passato e prima vera occasione di confronto per i big della corsa. Con una rasoiata micidiale nel finale in leggera salita, Battaglin ha preceduto il connazionale Giovanni Visconti della Bahrain Merida e il portoghese Jose Goncalves del Team Katusha-Alpecin. Nei primi dieci anche Francesco Gavazzi dell’Androni, settimo, è Domenico Pozzovivo della Bahrain Merida, nono.

Per Battaglin è il terzo successo in carriera al Giro d’Italia, dopo quelli nel 2013 a Serra San Bruno e nel 2014 a Oropa. “Avevo vinto 4 anni fa sempre qui in Sicilia. Poi negli ultimi anni mi è mancata un po’ di continuità di risultati. A questo Giro sono arrivato con una buona gamba, con una tappa simile a quella di ieri non potevo non riprovarci e mi è andata bene”, ha commentato Battaglin dopo il traguardo. “Non sono scollinato bene, ma ho avuto fortuna che in cima si sono aperti davanti e ho sfruttato Aru come apripista. Poi Visconti mi ha tirato la volata e non ho sbagliato”, ha spiegato ancora dopo la premiazione. “Sono contento perchè già ieri avevo dimostrato che la gamba c’era. L’obiettivo in questo Giro era vincere una tappa, ci sono riuscito e da ora in poi potrò provare anche qualche fuga per divertirmi”, ha concluso il vincitore di tappa.

Nessuno scossone in classifica generale, con Dennis che precede sempre di 1″ l’olandese Tom Dumoulin e di 17″ il britannico Yates. I big sono rimasti coperti nel gruppo evitando di correre rischi visto il percorso nervoso e pieno di curve. Non a caso nel finale una caduta a 6 km dal traguardo è costata altri 43″ di ritardo al colombiano Miguel Angel Lopez. “Oggi è stata una bella giornata in sella, con un ritmo piuttosto lento a causa del vento contrario. Ho sentito un po’ di stress nel finale ma sono felice di essere in maglia rosa. È solo la quinta tappa, ne mancano ben sedici. Domani sarà un’altra storia con l’Etna. Non vedo l’ora di vedere come andrò”, ha commentato la maglia rosa Dennis.

La frazione odierna è stata a lungo caratterizzata da un forte vento contrario che ha messo in difficoltà i corridori. In quattro hanno provato la fuga Andrea Vendrame (Androni-Sidermec), Eugert Zhupa (Wilier-Selle Italia), Laurent Didier e l’irlandese Ryan Mullen della Trek-Segafredo, arrivando ad ottenere un vantaggio massimo di oltre cinque minuti. A 20km dal traguardo Vendrame ha provato l’attacco in solitaria, ma ha resistito fino ai 3.5 km dall’arrivo nella cittadina di Santa Ninfa, arroccata su una collina in piena zona del Belice. Lo strappo finale ha visto Battaglin confermare l’ottima gamba e domare le punte del 12% di pendenza davanti a Visconti e Goncalves. Domani è in programma la sesta tappa, 164 km da Caltanissetta all’Etna, con una salita finale di 15 km con pendenze del 6.5% e l’arrivo all’Osservatorio Astrofisico ad un’altitudine di 1736 metri.

 

La redazione di TuttoMercatoWeb.com ha contattato l’amministratore delegato del Catania Pietro Lo Monaco: “Da sempre la Lega Pro è stata la fucina per nuove sperimentazioni, come ad esempio le cinque sostituzioni inserite quest’anno o la disputa di playoff e playout nelle scorse stagioni. Detto questo sul tema delle seconde squadre bisogna capirne l’utilità per le formazioni di Serie C. Indubbiamente per le società di Serie A la possibilità di schierare i calciatori usciti dal proprio settore giovanile in un ambiente professionistico simile a quelle delle proprie prime squadre è un fattore positivo, ma lo stesso non vale per i club di terza serie che, invece, rischiano di veder limitate le possibilità di sviluppo dei propri settori giovanili”.

In aggiunta a tutto questo i club di Serie C rischiano di veder scomparire la possibilità di prendere in prestito ragazzi dalle formazioni delle serie superiori. “Esatto. Negli ultimi anni le società di C hanno lavorato molto sul fronte dei prestiti e, conseguentemente, sugli introiti che arrivavano dalle valorizzazioni degli stessi. Qualora, come credo, dovessero diminuire drasticamente i prestiti occorrerà trovare la possibilità di garantire ai club introiti diversi”.

In conclusione non reputava più utile la creazione di un ‘Campionato riserve’ in stile Premier League anziché inserire le seconde squadre in Lega Pro? “Le riforme devono essere sistemiche, ovvero riguardare la struttura del movimento a 360°, andando dunque a toccare ogni aspetto. Il campionato riserve poteva essere una soluzione solo se si fosse messo mano a tutto l’aspetto normativo. In questo modo, invece, la creazione delle seconde squadre rischia di essere solo un panno caldo e niente di più”.

 

 

La Juventus è entrata ancora di più nella storia del calcio nostrano con la conquista della quarta Coppa Italia di fila (tredici in totale), che sommata allo scudetto (il settimo, anche questo di fila, forse già domenica) significa quarto ‘doblete’ consecutivo. Non era mai successo, magari non succederà più, record che si sommano a record, statistiche che vengono violentate con dolcezza, numeri e facce da scolpire nella memoria. Il Milan è crollato di schianto nella ripresa, una caduta verticale, a precipizio, tradito dalle incertezze del suo portiere, Donnarumma, miniaturizzato dal confronto con Buffon. In otto minuti, dall’undicesimo al diciannovesimo del secondo tempo, con un cinismo da cecchino di periferia, la Juventus prima ha scardinato il risultato di parità, poi ha messo in cassaforte il trionfo. Doppietta di Benatia e stoccata di Douglas Costa, i migliori della notte umida e bagnata di Roma, recita il tabellino del match. Che è rimasto in bilico fino all’intervallo. L’autogol di Kalinic, poco dopo la mezz’ora, è stato la pietra tombale su qualsiasi velleità rossonera: quattro a zero, perché la differenza di valori in campo è stata netta.

Coriandoli e fumogeni per la festa della premiazione, capitan Buffon che ha alzato la coppa al cielo, l’ultima prima del commiato da una carriera mostruosa, occhi che si sono inumiditi e non solo per la pioggia, abbracci e qualche pensiero fuori ordinanza per il futuro che verrà. E’ stata una finale memorabile per i molti agganci e i molti risvolti. Nessuno dimenticherà, tanti ricorderanno. Comunque, nulla è stato facile e nemmeno spettacolare. I ritmi bassi, paradossalmente, hanno avvantaggiato la Juventus, che è più stanca di gamba e di testa. Il Milan non ha saputo approfittarne, non ha avuto la forza, lo spessore e la sfacciataggine per osare. La squadra di Gattuso è rimasta frenata sulle corsie esterne, ha sfondato appena un paio di volte centralmente, subito con Cutrone e poi con Bonaventura (bravo Buffon), i campioni d’Italia ci hanno provato con Khedira, con Dybala e con Cuadrado. Però, inizialmente, mai con convinzione, mai con quella cattiveria che avrebbe potuto spostare subito gli equilibri della gara. Ciò che invece è accaduto all’inizio della ripresa, dopo 11 minuti la capoccia di Benatia su calcio d’angolo (ahi Romagnoli), dopo altri 5 la rasoiata di Douglas Costa, con la complicità di Donnarumma che aveva appena salvato due volte su Dybala. Poi ancora Benatia (con Donnarumma che perde palla su calcio d’angolo) e l’autorete di Kalinic. La Juventus ha gestito per un tempo e si è scatenata nella ripresa perché Dybala ha cominciato a giocare a pallone, Douglas Costa ha dato consistenza alle sue accelerazioni, Cuadrado ha preso le misure di Calhanoglu, il trio di centrocampo Khedira-Pjanic-Matuidi ha iniziato a masticare calcio. Si è visto poco Mandzukic, preferito a sorpresa a Higuain, poi inserito nel finale, sono stati onesti tutti gli altri, con una citazione particolare per Benatia, il Signor Partita con la sua doppietta e con la sua prestazione impeccabile in fase difensiva. Il Milan è stato un insieme di prestazioni in grigio, da rosso quella di Donnarumma. Non era così che si era immaginato il passaggio di consegne, Buffon rimane di un altro pianeta.

Massimiliano Allegri – “Abbiamo vinto il primo trofeo, i ragazzi hanno fatto una partita straordinaria. Hanno meritato questa partita, con tutto il rispetto del Milan che ha fatto un buon primo tempo”. Così Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, commenta ai microfoni della Rai la vittoria della Coppa Italia. “Un gruppo con uno spessore di valori tecnici e morali. Questa serata se la dovevano regalare per loro, dopo tante soddisfazioni per i tifosi e la società”.

È soddisfatto Allegri, e non potrebbe essere altrimenti: “Quando giocano seriamente, diventa dura. Hanno dimostrato di essere una grande squadra, un grande gruppo. Serviva molta calma. Nel primo tempo loro chiudevano tutti gli spazi, poi abbiamo trovato più linee di passaggio e la qualità tecnica è venuta fuori”. Juventus che si appresta a concludere un’altra stagione straordinaria, per ora con la 13esima Coppa Italia. “Ora festeggiamo la Coppa, poi ci prendiamo lo scudetto per concludere una stagione anche quest’anno bellissima”, ha concluso Allegri.

Gennaro Gattuso – Fa buon viso a cattiva sorte Gennaro Gattuso, il suo Milan è uscito sconfitto dalla finale di Coppa Italia con un 4-0 per la Juve fin troppo severo: “Il calcio è così, il risultato non rispetta quanto fatto in campo, ma gli errori si pagano. Il primo tempo non ci hanno impensierito, abbiamo avuto due palle gol. Abbiamo commesso qualche peccato di gioventù, guardiamo avanti. Quando si commettono gli errori è perché si sente la pressione e si subisce. Ci assumiamo le responsabilità, è una sconfitta che brucia. Ora avremo 180′ con squadre che stanno meglio di noi a livello mentale”. Per il Milan, infatti, ci sono Fiorentina e Atalanta nelle ultime due gare di campionato. Con l’Europa (sfuggita di mano questa sera) tutta da riconquistare.

“Anche io sono un allenatore giovane, ci assumiamo tutti le responsabilità. Forse c’era troppa pressione che non abbiamo gestito bene. Non dobbiamo guardare al risultato, ma a come l’abbiamo persa. Non tutto è da buttare via”, ha dichiarato ancora Gattuso.

 

 


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