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Messi ai microfoni del quotidiano spagnolo Sport ha indicato il Belgio di Mertens tra le possibili sorprese del torneo:

“Ci sono varie squadre che parteciperanno con fiducia nei proprio mezzi, giocando bene e con grandi giocatori. Quali in particolare? Penso al Brasile, alla Germania e alla Spagna, ma anche alla Francia ed inoltre al Belgio, anche se di quest’ultimo non ne parlano molto. Se ne parla troppo poco di loro”.

 

Jorginho: Queste le parole di De Laurentiis riportate dal tabloid Sun.

“Non abbiamo ancora un accordo definitivo sul prezzo, ma negli ultimi giorni ci stiamo avvicinando alla chiusura. Può accadere tutto, è possibile che si chiuda il trasferimento nei prossimi giorni. Dobbiamo negoziare, ma abbiamo un ottimo rapporto con i dirigenti del City”.

 

Continua l’estenuante ricerca di un portiere (o forse due) da parte del Napoli, che deve necessariamente rimpiazzare Pepe Reina, destinato al Milan: uno dei candidati è Salvatore Sirigu.

 

Nato a Nuoro, il 12 gennaio 1987, inizia a giocare a calcio sin da giovanissimo, ma da attaccante. Poi una fastidiosa forma di asma lo costrinse ad arretrare (e di parecchio) il suo raggio d’azione. Cresce nelle giovanili del Posada e del Siniscola, nel 2002 viene scartato dal Cagliari ma, dopo solo una settimana, il Venezia decide di puntare su di lui. Con la squadra lagunare, però, non scende mai in campo e nel 2005 passa al Palermo, diventando il terzo portiere della prima squadra e il titolare della Primavera.

 

In Sicilia, nel 2006/2007, fa il suo esordio in Coppa UEFA, subendo tre gol dai turchi del Fenerbache. Nella stagione successiva, inizia un giro di prestiti, tra Cremonese ed Ancona, utili per fare esperienza e maturare. Tornato a Palermo, trova Walter Zenga che, con una grande intuizione, dopo sei giornate di campionato lo promuove a titolare della squadra. Sirigu ripaga la fiducia dell’ex “Uomo Ragno” con ottime prestazioni e parate spesso salva-risultato. Gioca anche la finale di Coppa Italia del 2011, persa contro l’Inter.

Il 28 luglio dello stesso anno si trasferisce al Paris Saint Germain, disputando una prima stagione ad altissimi livelli. Si conferma anche durante l’annata successiva, durante la quale esordisce in Champions League, vince il campionato e viene eletto miglior portiere della Ligue 1. Continua a vincere trofei nazionali ma, nel 2015, dopo una stagione non esaltante (migliorata solo nella parte finale), perde il posto da titolare: l’allenatore Laurent Blanc gli preferisce, infatti, il nuovo acquisto Kevin Trapp. Viene, tuttavia, schierato nelle due coppe nazionali, che vince da protagonista.

Passa in prestito al Siviglia ma, dopo tre sole presenze tra Liga e Copa del Rey, decide di concludere la sua avventura andalusa, per trasferirsi, ancora una volta in prestito a Pamplona, all’Osasuna. A fine stagione risolve il contratto con il PSG e diventa il nuovo portiere del Torino. Disputa una grandissima stagione, guadagnandosi la fiducia del nuovo c.t. della Nazionale, Roberto Mancini, che lo convoca dopo due anni di assenza.

A proposito di Nazionale, ha preso parte a numerose competizioni giocate dall’Italia. Partecipa agli Europei del 2012, vince la medaglia di bronzo alla Confederations Cup 2013 (pur non scendendo mai in campo), e al Mondiale del 2014 in Brasile, dove scende in campo nella gara d’esordio contro l’Inghilterra, a causa di un infortunio occorso a Buffon: offre un’ottima prestazione e l’Italia vince 2-1. Sirigu prende parte anche alla spedizione europea in Francia, interrotta ai rigori contro la Germania.

Portiere affidabile e sicuro tra i pali, bravissimo nelle uscite e abile pararigori, è stato spesso accostato proprio a Walter Zenga, l’uomo che lo ha lanciato nel grande calcio. Dotato di grossa esperienza, anche in campo europeo, potrebbe essere scelto dal Napoli per difendere una porta ormai orfana di Pepe Reina. Sarebbe anche un’ottima “chioccia” in caso di arrivo del giovane ucraino Andriy Lunin.

Il Napoli dovrà concludere prima del ritiro la questione portieri.

Ecco quanto riferisce Alfredo Pedullà sul proprio sito: “Stand-by con Leno. Meglio ancora: c’è l’accordo con il diretto interessato, ma non ancora quello con il Bayer Leverkusen. E così, al rimbalzo di linea, nelle ultimissime ore avanza fortemente la candidatura di Salvatore Sirigu, pallino di Ancelotti.Ci sono stati contatti proficui, il portiere ha ancora un altro anno con il Torino, ma sa benissimo che il Napoli sarebbe una grande occasione, quasi irripetibile.

Sepe nella trattativa? Vedremo. Intanto, avanza Sirigu, pista da seguire con estrema attenzione. E Lunin resta un discorso a parte, da chiudere indipendentemente dall’arrivo del portiere titolare”.

 

Quarto titolo consecutivo per i fantastici Golden State Warriors di Stephen Curry e Kevin Durant. Gara 4, con i Cavaliers di LeBron James sul loro campo di casa a Cleveland, non ha avuto storia: 108-85 e tutti a casa. La serie e l’anello vanno in California: 4-0. L’ultima chance, i Cavs l’avevano avuta in gara 3 con la palla della vittoria in mano e l’incredibile errore di Jr Smith nella peggiore partita giicata da Curry negli ultimi anni. Ma se non c’è Curry, i Golden State hanno Kevin Durant e Thompson e Green e Livingstone e Igoudala. I Cavs hanno solo James e, a tratti, Love.

Nella notte si è visto proprio questo. A metà gara i Warriors erano avanti 61-52. Nel terzo quarto hanno rifilato altri 12 punti agli avversari e non c’è stata piu’ storia. Curry (pur sbagliando ancora qualcosa) è stato grande: 37 punti (con 7 su 15 da tre). Duranti si è “limitato” a un “ventello”, Igoudala ne ga fatti 11 e Thompson “solo” 10. Dall’altra parte un LeBron in serata da poco, ha segnato 23 punti, Love ne ha messi 13, Smith e Hood, 10 a testa. Golden State continua a dominare e i Cavs si stanno spegnendo. L’anno prossimo, altre squadre (Houston, Boston, Philadelphia) dovranno provarci. Ma con Curry e Durant sarà sempre durissima.

 

Il Brasile di Tite è in gran forma in vista del Mondiale in Russia e supera 3-0 in scioltezza l’Austria di Foda a Vienna. Gabriel Jesus apre le danze al 36′, Neymar serve il raddoppio al 63′ con un fucilata sul preciso assist di Willian. Coutinho chiude la pratica al 69′. Per la Nazionale verdeoro in campo anche Alisson della Roma e Miranda dell’Inter, mentre la freccia della Juve Douglas Costa gioca solo gli ultimi sette minuti.

 

Il 24 luglio José Altafini compirà 80 anni. Un traguardo importante, che l’ex campione, però, vive con un pizzico di amarezza. Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex “core ‘ngrato” (soprannome che gli fu affibbiato dopo il trasferimento dal Napoli alla Juventus) ammette: “Ho la pensione sociale, vivo con 700 euro al mese. Quella da ex calciatore non riuscii a farla. Diciamo che sono tornato alle origini, ma le scarpe le ho ancora…”.

La verità, oggi, è che Altafini, nonostante gli 80 anni ormai prossimi, deve lavorare per vivere. “Sì, devo lavorare, ma bisogna sempre darsi da fare a questo mondo, chi si ferma è perduto. Non ho la pensione da calciatore perché non sono riuscito a farla. Ho versato solo tre anni di contributi. Quando ero andato a chiedere il riscatto mi avevano chiesto 70 milioni di lire di arretrati… Ho la pensione sociale da 700 euro al mese”.

Oggi, il lavoro di Altafini è quello di vendere campi in erba sintetica: “L’azienda non è mia, magari lo fosse. Io aiuto, trovo clienti, faccio, promuovo. Sono testimonial. L’erba sintetica è il futuro, altro che il fango dove giocavo io”. Il passato, invece, era a Sky. Altafini racconta perché il rapporto finì: “Arrivarono dei personaggi che mi facevano la guerra per prendere il mio posto e io ho detto tanti saluti, amici. In Italia a volte viene premiata la raccomandazione e non la competenza. Mettono i giovani che urlano senza fantasia. Quando li sento abbasso il volume. Io ho inventato il manuale del calcio, il golasso“.

A 79 anni, si possono raccontare anche alcuni retroscena “forti”. Come quello legato all’antidoping: “Prima degli esami le squadre davano le pastigliette. Roba leggera, tipo quelle per stare svegli e aumentare le prestazioni. Come prendere 5 6 caffè”. Lui, da calciatore, non amava la pressione. E lo ammette con grande franchezza: “Non mi sono mai piaciuti quelli che ti stanno col fiato sul collo. Tipo Conte adesso. Io scapperei…“. Inimitabile José. Anche a (quasi) 80 anni…

 

Rafa Nadal ha vinto per l’undicesima volta in carriera il Roland Garros. Lo spagnolo, che con questo successo resta numero uno del ranking Atp davanti a Federer, ha battuto in finale l’austriaco Dominic Thiem in tre set con il punteggio di 6-4, 6-3, 6-2 in 2h e 44′ di gioco. In tutto il Major parigino il tennista maiorchino ha concesso appena un set, quello d’apertura nel match dei quarti di finale contro l’argentino Diego Schwartman.

Parigi Nadal, oltre che l’anno scorso, ha trionfato dal 2005 al 2008 e dal 2010 al 2014. Diventano così 17 i titoli dello Slam per il 32enne di Manacor.

“Non riesco neanche a descrivere le mie sensazioni. E’ più di un sogno vincere qui undici volte, sembrava qualcosa di impossibile”. Rafa Nadal commenta così il suo ennesimo trionfo al Roland Garros subito dopo la finale vinta contro Dominic Thiem. “E’ incredibile, sono molto felice, ho giocato un’ottima partita – ha dichiarato lo spagnolo prima della premiazione – . Ho giocato il miglior match del torneo, era fondamentale riuscirci. Dominic è un rivale molto aggressivo e molto forte, con un grandissimo dritto. A metà del terzo set ho avuto paura quando mi sono venuti i crampi, oggi c’era grandissima umidità contro un avversario che ti spinge fino al limite. Complimenti a Dominic, ha giocato per due settimane a livello altissimo ed è un buon amico. Vincerai presto”.


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