Champions: Milan travolto, si salva solo Kakà

Di

delusione-kakà-atletico-milanATLETICO MADRID – MILAN 4-1 (and. 1-0, tot. 5-1)

3′ e 85′ Diego Costa (A), 27′ Kakà (M), 40′ Arda Turan (A), 70′ Raul Garcia (A)

Le sole cose buone che il Milan ha portato via da Madrid sono il gol numero 102 di Kakà con la maglia del Milan (il trentesimo in Champions League), il terzo legno colpito nelle due sfide all’Atletico e il quarto d’ora di buon livello giocato a cavallo del pareggio. Stop. tutto qui.

Troppo poco anche per Clarence Seedorf, l’ottimismo fatto persona, l’uomo chiamato da Berlusconi a dare una svolta al presente del Diavolo. Ma svolta, almeno fin qui, non è stata; e la dura batosta – preventivata dai più – maturata al Vicente Calderòn, rappresenta la conferma della pochezza attuale dei rossoneri sotto svariati punti di vista. Certo la squadra di Simeone è nel pieno di un ciclo vincente, i Colchoneros sono addirittura sopra il Barcellona nella Liga; tuttavia, questo non può diventare un alibi per il Milan, supponente per volere del suo allenatore a Udine e troppo distratto ieri sera, nel match più importante della stagione.

Il 4-1 firmato dalla doppietta di Diego Costa (sette sigilli per lui alla prima edizione di Champions da protagonista) e dalle reti di Arda Turan e Raul Garcia, sancisce il fallimento totale dell’annata milanista. L’eliminazione agli ottavi di coppa non solo si traduce in un mancato introito economico nell’immediato, ma anche in prospettiva del prossimo futuro: il terzo posto in Serie A è lontano anni luce e, senza ulteriori stimoli, il Milan rischia seriamente di perdersi per strada e di non arrivare nemmeno a giocarsela per un piazzamento utile per l’Europa League.

Rischio ancora più grande è quello di non farcela nemmeno il prossimo anno a centrare la qualificazione fra le prime tre del campionato, data la caratura media di un gruppo che non può prescindere da Kakà (33 anni nel 2015) e dall’altalena di rendimento di Balotelli. Senza un reparto difensivo affidabile (Ramì pare lontano dal raggiungere una continuità di concentrazione accettabile) e con un centrocampo boccheggiante e non proprio giovanissimo, l’orizzonte appare fosco. Se si aggiunge la mancanza di ricambi di caratura internazionale, beh, il proverbiale ottimismo di Seedorf pare poter naufragare ben presto.

Per molti aspetti, sembra di rivedere il film già visto del Milan di Leonardo: allenatore alla prima esperienza (fatte le debite proporzioni attitudinali del brasiliano e dell’olandese), gruppo con poche stelle e tante ombre, progetto improntato per la maggior parte su entusiasmo e bel gioco. Sì, va bene il bel gioco, va bene la spregiudicatezza, ma l’occhio deve puntare ai risultati. E’ con essi che si fanno quadrare i conti e si riempie la cassa.

Seedorf ha pagato lo scotto, a Milanello sperano abbia imparato la lezione; non basta essere stato un allenatore in campo quando comunque il quadro globale lo aveva un tecnico navigato a bordo panchina. Non bastano più i sorrisi, gli elogi e qualche manovra in velocità sul terreno di gioco. Uno, due, tre o cento tocchi non importano: bisogna fare un gol in più dell’avversario. Forse Trapattoni e Capello potrebbero dare qualche dritta all’uomo del Diavolo che verrà.

 


Commenta o partecipa alla discussione
Nome (obbligatorio)

E-mail (non verrà pubblicata) (obbligatoria)

Sito Web (opzionale)

Copyright © Teknosurf.it, 2007-2024, P.IVA 01264890052
SoloPallone.it – Il calcio che passione supplemento alla testata giornalistica Gratis.it, registrata presso il Tribunale di Milano n. 191 del 24/04/2009