Matias Jesus Almeyda riguardo il mondo del calcio

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Oggi è il compleanno di M. Almeyda, ex-calciatore argentino, con una lunga milizia anche nelle squadre italiane, come l’Inter, la Lazio e il Parma. L’ex-giocatore, ora allenatore, ha rilasciato delle dichiarazioni al giornale argentino “La Nacion”, dove parla delle difficoltà, che incontrano molti calciatori, al termine della loro carriera pedatoria, ossia quando si ritirano.

Ecco quanto evidenziato: “Ilicic e la depressione? Non è tutto oro quello che luccica.Pensano tutti che siamo dei privilegiati. In realtà molti di noi hanno lasciato casa da piccoli, visto i loro genitori piangere mentre lasciavano che rincorressi il sogno. E anche i rapporti fra compagni non sono sempre così facili. Alla fine sono tutti professionisti e si pensa solo all’interesse personale. Quindi sino a che si vince, tutto bene. Quando si perde ci si saluta appena. Il calcio è un mondo ipocrita, ti prepara solo per giocare e venderti, ti usa e getta come fossi un prodotto. La stragrande maggioranza dei calciatori attraversa un periodo difficile specialmente dopo la fine della carriera.

In tanti non hanno una preparazione di base e credono che il calcio sia eterno, ma non è affatto così. Questi argomenti si toccano solo quando c’è un suicidio, e poi, di nuovo silenzio. Ogni giorno si potrebbe aiutare la persona, e non solo con uno psicologo, la problematica è più profonda.

Bisogna davvero preparare l’essere umano, non il calciatore. Semplicemente, non si interviene sul problema anzi lo si minimizza, meglio ancora se si nasconde.

Un giocatore non può permettersi di dire o far capire che soffre, perché in un attimo non mancherà chi lo farà notare e lo etichetterà. E magari si potrà pure trovare una spiegazione per una brutta prestazione dietro quella che è una malattia.

Questo non è aiutare, ma è tutt’altro.”


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