Montella: destino legato al derby o molto rumore per nulla?

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Come sostiene Arrigo Sacchi, il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti. Impossibile non dargli ragione: da quando esiste, o almeno da quando fu codificato dagli inglesi circa 130 anni fa, questo sport ci ha progressivamente sempre più esaltati o infuriati per una vittoria o una sconfitta, senza soluzione di continuità. Una sorta di perversione, se la guardiamo da vicino, perché c’è l’aggravante del non voler quasi mai considerare il recente passato. Come potrebbe, dunque, fare eccezione Vincenzo Montella, il tecnico più discusso dell’ultimo periodo?

Riconoscenza, dicevamo, ne troviamo sempre meno in un calcio che tiene il passo delle nevrosi quotidiane comuni. Ed è logico, visto che tanto gli addetti ai lavori quanto i semplici tifosi/spettatori fanno parte della realtà e delle sue nevrastenie. Quindi il fatto che il lavoro di Montella sia stato messo in discussione già dopo la sconfitta contro la Lazio, non può stupire. A maggior ragione non può farlo ora che le sconfitte stagionali in campionato sono diventate 3 con quelle rimediate contro Sampdoria e Roma. Altrettanto cristallino il pensiero comune in vista del derby del post sosta Nazionali: se arrivasse la quarta battuta d’arresto in 8 gare (cioè il 50%), il suo esonero sarebbe inevitabile conseguenza per molti.

Però, magari, gioverebbe riflettere e uscire per un attimo dal flusso nevrotico e impazzito della comunicazione, dell’informazione e del pensare di un certo tipo. Siamo sicuri che al Milan gioverebbe allontanare Montella a metà ottobre? Per sostituirlo con chi?, con un traghettatore come Rino Gattuso che, per quanto simbolo rossonero, somiglia molto ai profili di Brocchi e Inzaghi? Sappiamo tutti com’è finita, e il cambio di proprietà che include quello di mentalità dovrebbe escludere a prescindere questa balzana ipotesi. Incassato il no di Ancelotti, almeno per i prossimi 10 mesi, resterebbe casomai da gettare la base per la trattativa che riguarda Conte, pronto forse alla rescissione consensuale con il Chelsea al termine della stagione. Ma sono ipotesi complesse, che comunque richiederebbero tempo e riportano al punto di partenza: vale la pena silurare entro due settimane Vincenzo Montella?

Poi vanno guardati anche numeri e fattori di crescita. Se Mirabelli e Fassone hanno confermato la fiducia all’ex tecnico della Fiorentina, c’è più di un motivo. Intanto il percorso cominciato nella passata stagione, ancora in itinire dopo la sontuosa campagna acquisti estiva. Nessuno può avere la bacchetta magica e in meno di tre mesi aver trovato la perfetta amalgama con 10 nuovi innesti, dei quali molti stranieri e alcuni anche estranei al nostro calcio. La classifica, inoltre, per quanto già indicativa, non è definitiva: mancano 31 partite, così, per dire. E già al rientro, in caso di successo sull’Inter, potrebbero accorciarsi altre distanze visti gli incroci Napoli-Roma e Juventus-Lazio (e la settimana successiva il Napoli se la vedrà con l’Inter). Ma, al di là della contingenza in Serie A, forse il Milan punta forte anche sull’Europa League, dove con i problemi di cui sopra ha messo in ogni caso fieno in cascina. Perché non provare a vincerla, questa Coppa? L’amalgama arriverà, qualcosa si è già visto e anche con la Roma non è stato tutto da buttare. Centrare la qualificazione in Champions portando a casa il trofeo sarà forse paradossalmente più facile che arrivare a quella inconfondibile musichetta dalla Serie A.

Magari ci stiamo sbagliando, per carità, ma il punto è che tentiamo di ragionare con la testa, con la razio, e non di pancia. Perché le viscere fanno rima con mente, cattiva consigliera dieci volte su dieci. Le nevrosi lasciamole da parte. Proviamo a lasciar lavorare Montella in pace.


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