SILVIO BERLUSCONI È MORTO. PIÙ CHE UN SEMPLICE PRESIDENTE: LE MIGLIORI CITAZIONI SPORTIVE

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Ci sono persone che scrivono la storia di un club, del calcio, di uno sport in generale. Inevitabilmente, Silvio Berlusconi ha scritto la storia, punto. Non parliamo soltanto dal punto di vista sportivo, ovviamente, considerando la sua spiccata attività politica, capace di cambiare un paese intero. 

Il calcio e il Milan, soprattutto, sono state una parte fondamentale della vita di Silvio Berlusconi. “Tutte le cose di cui mi occupo sono profane; ma il Milan è sacro”. Basterebbe questa sua citazione per riassumere il rapporto viscerale tra l’ex presidente rossonero e la squadra di Milano. Ma ce ne sono diverse che meritano di essere ricordate:

“Nel calcio tre squadre hanno segnato la storia. Una è l’Ajax di Cruijff, una è il Milan degli olandesi e l’ultima è il Barcellona di Guardiola”, sottolineando nel 2012 la grandezza della squadra costruita a cavallo tra gli ultimi anni ’80 e quelli ’90. 

“Mi ricordo di quando mio padre mi portava allo stadio e non pagavo il biglietto perché ero piccolo piccolo. Ripeto, il Milan è una questione di cuore“.

“Mio padre diceva che ho il Milan tatuato sul cuore. E non ho alcuna intenzione di fare un trapianto”. 

“Si parla del Milan di Sacchi, di Zaccheroni e di Ancelotti e non si parla mai del Milan di Berlusconi. Eppure sono io che da 18 anni faccio le formazioni, detto le regole e compero i giocatori […] Sembra che io non esista”, ribadì nel 2004, mettendo all’attenzioni di tutti il suo amore per la maglia rossonera. 

“Il Milan la squadra più titolata del mondo, e io il presidente che ha vinto più trofei. Santiago Bernabeu ne ha vinti la metà e gli hanno pure intitolato uno stadio”, ha detto nel 2013.

DA MARADONA A RONALDO

Maradona? Grande giocatore ma nel Milan non potrebbe essere inserito. Carattere difficile”, disse su uno dei più grandi giocatori di sempre, dimostrando la sua personalità già dai primi anni di presidenza del Milan. 

“Io il successo me lo sono meritato, come Franco Baresi che si è fatto i suoi miliardi giocando da grande difensore”.

“Le bandiere nel calcio non si vendono e non si comprano. Mi è stato ricordato che però ho comprato Nesta che era la bandiera della Lazio. Non ho mai fatto un’offerta per Nesta quando ero presidente del Milan, il mio pensiero era che la Lazio lo dovesse tenere stretto. Poi quando, per motivi economici, è stata costretta a metterlo sul mercato, di fronte alla possibilità molto concreta che il giocatore andasse alla Juventus, allora, e solo in quel caso, sono intervenuto, per non permettere che un mio diretto concorrente si rafforzasse”. 

“L’addio di Shevchenko? Non è stato voluto da noi né dal giocatore: lui ha dovuto subire i desideri della moglie”. 

Ronaldo? Gli avevo imposto di farsi crescere i capelli perché diventasse più bello. In realtà ha esagerato: adesso è veramente brutto! Devo mandarlo dal mio parrucchiere anche se mi hanno detto che è diventato testimonial di una lozione per la crescita dei capelli”, disse sul Fenomeno nel 2007.


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