Compagni di Ventura: Sacchi, Barzagli e la via per la Spagna

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Il mestiere del c.t., si sa, non è semplice. Ha poco tempo per fare gruppo, per allenare, per tentare esperimenti. In più si deve guardare dalle critiche a profusione che piovono da ogni dove alla minima sbavatura. Non importa chi sieda sulla panchina della Nazionale, che passato abbia. Se poi, come nel caso di Giampiero Ventura, il passato non è costellato di successi alla guida di uno o più Club, tutto diventa maggiormente complicato. E se, in aggiunta, ci si dimentica su quali macerie il calcio di casa nostra poggia le nuove basi gettate prima da Conte e poi dallo stesso Ventura, non se ne esce mai.

IL CASO SACCHI – Tempo, nel calcio, ce n’è sempre poco. Pochissimo in un Club, una miseria in Nazionale. Si sa anche questo. Fa specie che non lo ricordi Arrigo Sacchi, l’anno zero del pallone italiano, l’uomo che seppe trasformare (prendendola a prestito dagli anni ’70 e dal ciclo olandese) la concezione di uno sport che alle nostre latitudini viveva quasi di solo catenaccio. Fa specie leggere sulle colonne de La Gazzetta dello Sport quello che l’ex allenatore del Milan e c.t. dell’Italia ha scritto a proposito della prova Azzurra contro l’Albania. E non è nemmeno la prima volta che Sacchi si scaglia contro Ventura: accadde all’indomani del pari con la Spagna, allorché lo mise al muro accusandolo di eccessivo difensivismo vecchia maniera.

Dal canto suo Ventura ha risposto per le rime, con la solita pacatezza che lo contraddistingue e che poco piace anche a Sacchi, difensore a spada tratta di Conte nel quale, probabilmente, ritrova traccia di sé. L’attuale selezionatore dell’Italia si è detto al contempo curioso e deluso dalle parole del guru di Fusignano: curioso perché, in base a quello che la sua Nazionale avrebbe dovuto fare e non ha fatto, il c.t. si è andato a rivedere due delle tre gare del girone eliminatorio di Usa ’94. Contro l’Irlanda il primo tiro Azzurro arrivò al 70′, con il Messico la prova fu quasi totalmente imbarazzante. Avere tanti campioni affermati, continua Ventura, non bastò all’Italia per attenuare le difficoltà. In più la Nazionale di Sacchi ebbe 40 giorni per prepararsi, quella attuale molti meno trattandosi delle qualificazioni. La delusione invece nasce dal fatto che per Ventura Sacchi è sempre stato un punto di riferimento e vorrebbe che tale restasse. Sassolini dalle scarpe tolti con la solita dose di signorilità. Che noi apprezziamo.

IL CASO BARZAGLI – Quando non è il c.t. a creare i presupposti per una polemica, ci pensa qualcun altro. Poco importa che sia un giocatore o la stampa, oppure entrambi. Poco conta che sia molto rumore per nulla. Quello che, a grandi linee, è capitato con la patata bollente Barzagli. Il difensore della Juventus, per giunta criticato a causa della non convincente prova offerta a Palermo, ha chiesto a Ventura un permesso di 3 giorni per poter sistemare delicate questioni personali e familiari. Poi una foto in rete, che ritrae il centrale Azzurro accanto a due D.j. e di fronte a una consolle, ha scatenato il putiferio. Si è detto e scritto che l’immagine arrivasse dritta dritta da un party notturno, che la Juventus non era al corrente di nulla, che Barzagli non è più il serio professionista di un tempo. Tutto sulle spalle di Ventura, reo di ogni peccato in seno a Coverciano (magari anche della fame sul pianeta, chissà).

Al di là dell’assenza di riconoscenza nei confronti di Barzagli per quello che ha fatto sin qui sia in Nazionale che alla Juve, al di là dei cecchini arruolati nei social, sempre pronti a fare fuoco (fatuo) premendo il grilletto di una tastiera, va detto che non esiste alcun caso. Non c’è dolo né colpa: Barzagli ha un problema personale, si è confidato con un uomo (Ventura) che ha capito e che ha la sensibilità adatta per farlo. La Juventus non doveva essere avvertita, non era necessario. E la foto non è stata scattata in una discoteca alle 3 del mattino. Punto. Caso chiuso e tastiere nella fondina, please.

IL CASO SPAGNA – Tutto quanto scritto sin qui rischia di far passare in secondo piano una cosa assai più importante per una Nazionale di calcio: la rincorsa alla qualificazione a un Mondiale. Ventura e i suoi ragazzi – giovani e meno giovani – corrono, sudano e sperimentano per arrivare a quell’obiettivo. Il test di questa sera contro l’Olanda serve alla causa: dal 4-2-4 si passerà a un più riflessivo 3-5-2 che potrà mutare in corsa in un 3-4-1-2, con Verratti chiamato a scegliere i momenti adatti per suonare la carica. Ci sarà spazio per l’esordio dal primo minuto di Donnarumma, per saggiare la maturazione di Rugani e Romagnoli (la chioccia sarà Bonucci), per capire l’effetto che fa a Zappacosta la pesante maglia dell’Italia.

Prima di settembre e della resa dei conti in casa della Spagna, ci sono ancora 3 partite: oltre all’Olanda, Uruguay e Liechtenstein serviranno a Ventura per tentare di trovare la quadra e prendersi il primo posto del girone. Il tempo è poco, la pazienza non fa rima con calcio moderno, lo sappiamo tutti. Ma noi, uno pacato come Ventura, vorremmo tenercelo stretto anche nel caso di play-off.

1 commento su “Compagni di Ventura: Sacchi, Barzagli e la via per la Spagna”
  1. Mauro D'Amico ha detto:

    Ciao Emanuele, come posso contattarti?


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