Sandro Ciotti
Di Alessandro Lugli
“Sandro Ciotti, figlioccio di Trilussa, era un giornalista di buona cultura, politicamente distante da Enrico Ameri ma senza partito (e tuttavia laziale…), aveva studiato violino, aveva giocato a pallone da professionista nell’Anconitana e nel Forlì, passando poi al giornalismo nella ‘Voce repubblicana’ e al ‘Giornale d’Italia’ fino all’ingresso in Rai. Si detestavano Enrico e Sandro ma quando viaggiavamo, in Italia o in giro per il mondo, giocavano a scopetta ore e ore, in hotel, nelle stazioni, in treno, negli aeroporti, continuando a darsi carte e a sacramentare anche ai controlli di polizia e poi sull’aereo usando come tavolo una valigetta. Ho vissuto quelle stagioni come in un sogno, spesso invitato in cabina Rai a commentare con loro la partita, cominciando d’allora i miei tanti anni di collaboratore di RairadioSport.”
In questo editoriale di Italo Cucci il ricordo di Sandro Ciotti, indimenticabile radiocronista di ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ e voce più conosciuta dagli italiani. Con quel suo inconfondibile tono roco – dovuto, pare, ai postumi di una diretta di ben 14 ore sotto una pioggia battente in occasione delle Olimpiadi messicane del ’68 – ha scandito le domeniche pomeriggio di intere generazioni di appassionati incollati alle radioline. Garbato, colto, finemente ironico, Sandro Ciotti è stato un gigante del giornalismo sportivo abbracciando anche altri settori quali la musica, la TV e il cinema.
Il 04 novembre del 1928 nasceva a Roma l’indimenticato Sandro Ciotti.
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Sandro Ciotti è stato, e resterà per sempre, una voce indimenticabile per chi ha respirato calcio, basket e motori tra gli anni ’60 e ’80. La sua capacità di trasformare una partita in un racconto avvincente, pieno di pathos e partecipazione, lo ha reso unico: sapeva trasmettere emozioni con naturalezza, come se anche chi ascoltava fosse seduto accanto a lui allo stadio.
La frase “la palla è bella” non era solo un commento tecnico, ma un atto d’amore verso il gioco. E ci ricorda che, oltre al risultato, ciò che conta è la bellezza della competizione, la magia del gesto sportivo.
Un saluto sentito a Sandro: grazie per averci fatto vivere lo sport con il cuore, il respiro e la voce.